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La sera andavamo al Bar Giamaica

23/03/2006

Converrà guardarle tutte, le puntate di "I migliori anni della nostra vita", il programma di RaiSat Extra che dalla fine di febbraio va in onda per dieci settimane il martedì e in replica il sabato (l’intero ciclo è stato curato da Luigi Mattucci, mentre gli incontri con i protagonisti sono realizzati da Lorenza Foschini e Anna Vinci). Già la puntata dedicata al fotoreporter Mario Dondero è stata di bellezza inedita: fotografo, cittadino delle metropoli, "comunista" e soprattutto testimone nei luoghi in cui lo ha portato la sua curiosità e la sua indignazione, Dondero parla una lingua bellissima e straordinariamente precisa, senza un’esitazione o un inciampo. Le sue parole sottolineavano il passaggio d’epoca del boom a Milano, la "vita agra" ma eccitante al Bar Giamaica, ritrovo di intellettuali e artisti; e per contrappunto la scoperta della Parigi mondana ed esistenzialista, suggestiva e severa, una città racchiusa in poche vie accanto alla Senna, in cui ogni giorno poteva accadere di incontrare le divinità, da Hemingway a Juliette Gréco. Con la gioia di esserci e poter fissare i contorni di un mondo in pieno cambiamento, fedele a un bianco e nero che è scelta morale ancor prima che estetica, «perché il colore è ornamento». Nel racconto di Dondero si apprezzava la qualità di una povertà «senza complessi», che consentiva di godere delle cose buone e magari ottime, nella consapevolezza che «quando arrivano i ricchi le cose si svuotano, perché stanno in due dove prima stavano in 20»: ma con la capacità e il gusto di apprezzare la meraviglia quotidiana della Parigi «capitale della rivoluzione, e dell’ideale repubblicano». Essere senza complessi significa anche apprezzare la Roma della "Dolce vita": in modo non dissimile da quello descritto nella bellissima testimonianza di Raffaele La Capria, a sua volta un capolavoro di nonchalance partenopea, capace di fondersi con la Capitale di Fellini e di Visconti, quando Roma era un incrocio del mondo (e mentre il "jet set" fluiva a via Veneto, nei locali la sera si incontravano Moravia, Pasolini, Arbasino, e tutti gli altri). Non è nostalgia. A vederlo oggi, il materiale documentario che accompagna i colloqui con i protagonisti (da non perdere quelli con Adriana Asti, Giorgio Ruffolo, Rosy Bindi), offre l’immagine di un paese lanciatissimo. Internazionale, aperto verso il mondo. Certamente meno provinciale di oggi.

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