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Più giullari che Iene

16/02/2006

Per molti la televisione produce giornalismo addomesticato, e questa diagnosi è vera per difetto, nel senso che di questi tempi i telegiornali 1 e 2 della Rai descrivono un paese allucinato, dominato da una strana figura che le spara grosse, sostenendo tesi che sono già state molto liquidate dopo approfondita discussione in molti bar. C’è da essere invece più scettici sulla tesi secondo cui il vero giornalismo e la vera controinformazione sarebbero quelli di "Striscia la notizia" o "Le iene". Per un appuntamento quotidiano come "Striscia" bisogna sempre pensare che c’è dietro il cervello di Antonio Ricci, cioè un’intelligenza desiderosa di trasformare ogni tragedia in farsa e viceversa. Mentre per "Le iene" il discorso diventa più complesso, soprattutto se lo si riferisce alla politica. In apparenza, le Iene trattano gli uomini politici tutti allo stesso modo, con equo e feroce spirito bipartisan. Ma c’è un ma. Ridurre il rapporto con la politica a uno sberleffo è una costante della società italiana. C’è nella nostra storia nazionale un fondo qualunquista, uno spessore anarcoide, una pulsione familista che gode nel vedere beffeggiato un mezzo ministro o un quasi leader. Ma se si osserva la carrellata di incontri delle Iene con Silvio Berlusconi, le sue risate complici, i suoi rabbuffi ironici, ci si accorge facilmente che la psicologia berlusconica e quella delle Iene sono congruenti. Al massimo il Cavaliere si stizzisce e si rabbuia se il Trio Medusa insiste troppo. Ma il programma delle Iene non è affatto una contestazione del potere, ci mancherebbe: è una complicità giullaresca che fa godere l’Imperatore finché ha voglia di divertirsi. Dopo, naturalmente, s’incazza, il clown ha il suo momento di gloria, e Mediaset la dimostrazione che ci sono i comunisti anche fra noi, e sono comunisti "divertenti". E invece la realtà più probabile è che abbia ragione Franco Cordero, lo stregone del diritto penale, il quale sostiene che con le sue tre reti il signor B. ha istupidito la gente e reso disponibile una visione del mondo che ha al suo centro Berlusconi. Nel sentire la sequela di quasi-verità e di autentiche leggende metropolitane con cui diluvia Berlusconi nelle nostre serate, si capisce facilmente che le Iene non sono un antidoto, bensì un complemento. «Non si dà vita vera nella falsa», sosteneva il vecchio Adorno: il che vuol dire che non ci sono isole felici nel mare di Mediaset.

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