Ogni domenica sera l’appuntamento con "Controcampo" è d’obbligo. Vabbè che sulla Rai c’è la "Domenica sportiva", con la sapienza statistica e tattica del maestro Tosatti, ma voi non siete mica gente che sa di sport: voi volete vedere la tv, possibilmente al suo peggio. E allora "Controcampo" raggiunge vette imprecisate e comunque altissime, perché Marco Piccinini è capace di tenerlo sul filo sottilissimo che divide il trash dal puah. Tanto per dire, poche domeniche fa uno dei freak più affezionati del programma, Maurizio Mosca, si è rivolto a Giampiero Mughini chiamandolo «Ormezzano». Squilibro mentale? Assuefazione da programmi televisivi che non consente di distinguere gli ospiti? Intanto, va detto che noi abbiamo una passione autentica per Mughini, in primo luogo perché è uno juventino nel fondo all’anima, ma soprattutto perché contrariamente alla vulgata è un uomo di grandissimo buon senso ed equilibrio. Il quale, davanti a uno schizzato che lo chiamava Ormezzano (ottimo giornalista anche costui, un classico) ha avuto la forza e lo spirito di ribattere, qualche istante più tardi: «Chiamami pure Gianni Brera, non mi offendo». Il successo di "Controcampo" non sarebbe spiegabile, di per sé, se non fosse che il programma sportivo di Italia 1 è un gioco equilibristico tra lo sport e il cazzeggio. D’accordo, manca sempre la Canalis, nel senso di Elisabetta, che dava un pizzico di pepe in più, perché tutti vedendola si chiedevano: e con Bobo come va? Però ci sono sempre «le pagelle di Ziliani, temutissime!», e magari la presenza di Luciano Moggi che rintuzza le accuse con battute ciociare. Piccinini è buffo all’inizio del programma quando annuncia ogni domenica «una puntata storica!». Poi ovviamente la trasmissione è fatta largamente di moviole e di interpretazioni della moviola. E allora c’è quel tale arbitro che sembra avere in testa un’acconciatura in legno, un’opera unica intagliata da un artigiano tirolese. Un tripudio del chissenefrega o della faziosità più esasperata: se non fosse che di tanto in tanto lo scettico Mughini fa sentire il suo scetticismo, in modo da ridare un tono di laica mondanità al soprannaturale e al preternaturale del calcio. Comunque si dibatte: e nel dibattito anche il cultore del diritto romano, ossia il romanista Paolo Liguori, emette giudizi accettabili: sicché "Controcampo", alla fine, non è un caso di maleducazione civile.
02/02/2006