Ah, che piacere i telegiornali della Rai durante queste feste (si parla naturalmente di Tg1 e Tg2, quelli di Clemente J. Mimun e Mauro Mazza). D’accordo, prima c’è da sbrigare le faccende domestiche, ossia le scalate, i furbetti, con opportune messe a fuoco del look postpostcomunista di Giovanni Consorte e di quello metasessantottino di Ivano Sacchetti (amici ben introdotti al Botteghino garantiscono che ai tempi d’oro, quando le botteghe erano davvero oscure, uno con i baffi e i capelli di Sacchetti non avrebbe mai fatto carriera nelle coop, e meno che mai nel glorioso partito che fu di Gramsci e Togliatti). Ma c’è sempre il rischio che salti fuori qualche storia in cui è invischiato un amicone del Cavaliere, un Livolsi, un Brancher, un problema, e quindi non si mette troppo il dito nell’Opa. Ma dopo tali mestizie, liquidate queste nequizie, si passa al giulebbe, arrivan le liquirizie. E sono leccornie natalizie, come i fichi secchi e i datteri, con i campi innevati e i consigli per gli sciatori, i saldi da Harrod’s a Londra, per dimenticare forse i prezzi italiani: anche se poi saltano fuori gli esperti che spiegano come risparmiare (consiglio numero uno: spendere meno). E fra poco arriva l’anno nuovo con la solita carrellata delle feste a Madrid Berlino Londra New York Tokyo, eccetera, cioè la sagra del chissenefrega, ma così rassicurante: come un servizio su un reality show polacco o ceco interpretato da una colonia di gorilla, e una grande iniziativa della guardia di finanza contro i depositi clandestini di fuochi artificiali. Si diventa inevitabilmente più ottimisti, o come minimo meno pessimisti, a dispetto della severità professionale della Busi (ottima la nuova acconciatura, dicono le famiglie, ma il cipiglio è un po’ troppo di sinistra; e di sinistra è anche la faccia di David Sassoli, con il suo atteggiamento professorile): forse non è vero che le cose vanno così male, che i consumi hanno ceduto, che siamo sotto il Botswana, che i giornalisti alla conferenza stampa hanno fatto "buuuuu" quando il Cavaliere ha minacciato la solita storiella… Beati i tg di fine anno, perché sono un balsamo; soffondono nuvole rosa, rotocalchizzano la cronaca, diffondono aspettative con il segno più. Certamente non fanno terrorismo mediatico. Eppure, con tutti i loro sforzi, riescono ancora a farsi considerare da Re Silvio come covi di insidiosi estremisti, nemici suoi integrali, peggiori di quelli del Tg3, che almeno hanno il marchio e si fanno riconoscere. Contrappasso paradossale: tanti sforzi, per quei cari direttori, per poi finire nel calderone dei brutti, cattivi e comunisti.
12/01/2006