Uno dei fenomeni antropologici nuovi della televisione contemporanea è il cambiamento di qualità nei partecipanti ai quiz (o meglio al game show, secondo il lessico degli esperti). La qualità riguarda non le doti intellettuali o le conoscenze, dato che per partecipare a uno spettacolino a domanda e risposta non ci vuole nessuna competenza in nessuna materia. Concerne invece l’aspetto fisico, e in particolare l’aspetto delle donne che partecipano come concorrenti. Le quali sono diventate via via delle belle donne (anche i maschi, per la verità, sono un po’ migliorati, ma il fenomeno è vistoso soprattutto con il côté femminile della partecipazione). Per rendersene conto basta dare un’occhiata a programmi preserali o post- telegiornale: per intenderci, quelli diretti di volta in volta dai Frizzi, Conti, Insinna, Pupo, Amadeus eccetera. L’esempio migliore attualmente è "L’Identità", la trasmissione condotta da Fabrizio Frizzi, proprio perché i concorrenti non devono saper fare nulla. L’obiettivo è di indovinare l’identità di alcune figure ospiti, e l’unica qualità richiesta ai concorrenti è una certa intuizione e una buona dose di fortuna. Ecco allora: le concorrenti non sono più anonime, non hanno dedicato una vita agli studi di materie noiose, di elenchi sconfinati, di particolarità meticolose. Si caratterizzano per l’aspetto fisico, due occhi che bucano lo schermo, le curve armoniose, la scollatura che sottolinea le curve suddette. Si vede benissimo che il loro scopo principale non sono i soldi: se arrivano, bene, si comprerà l’auto nuova al marito o al fidanzato che è in studio e che, interpellato sulle decisioni della moglie o morosa, dirà sempre: «Sono dalla sua parte». Ma in realtà alle donne che arrivano in tv interessa più che altro realizzare il proprio show: apparire per quel quarto d’ora warholiano di presenza e di popolarità a cui tutti, ma soprattutto le gnocchette, hanno diritto. Quanto alle brutte, si dirà, qual è il loro destino? Innanzitutto, si sappia che le brutte non esistono più, se non per loro colpa o disattenzione. E quindi non ci vogliono rimorsi o sensi di colpa. Che bellezza sia. E la televisione si apra all’avvenenza come unica dote: d’altronde, le veline che cosa sanno fare, se non apparire? Forse, dare anche al popolo la possibilità dell’apparizione televisiva è il vero progressismo, oggi.
20/09/2007