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Ipnosi da rigore

06/09/2007

La7 ha rimandato in onda la finale del Mondiale di calcio 2006, con il commento alternativo di Bruno Pizzul, e l’iniziativa si presta a considerazioni epistemologiche. Liberiamo subito il campo da un problema: la nuova-vecchia telecronaca di Pizzul è stata professionale e utilmente distante, senza enfasi inutili. Ovviamente tutti conoscono il risultato, tutti hanno visto lo stupido "cucchiaio" su rigore di Zidane nel primo tempo e il pareggio di Materazzi, i tempi supplementari, i rigori con l’errore di Trezeguet. Non ci si stancherà di ripetere che la prima provocazione, molto in anticipo sulle opinioni di "Matrix" sulla sorella di "Zizou", è stato proprio l’irridente rigore di Zidane, che ha mortificato Buffon, oltretutto in seguito a una decisione arbitrale dubbia. Sono cose che non si fanno, specialmente in una finale mondiale. Negli istanti decisivi il calcio è fair play, rispetto degli avversari: non si sarebbe stupito nessuno, almeno fra quelli che ricordano le leggi fondamentali del calcio, se qualcuno si fosse preso la briga di sbriciolare un ginocchio al campione francese, così impara. Ma il punto cruciale dal punto di vista di teoria della conoscenza è quello che riguarda la conclusione ai rigori. Ecco, io ho intercettato almeno cinque volte quella fase cruciale, restando ogni volta ipnotizzato. E per una distorsione della curva temporale, o per un fenomeno psicologico curioso, ogni volta mi dicevo: no, gli italiani non ce la fanno. È successo anche questa volta. Capirai, mi dico, se Grosso riesce a mettere dentro l’ultimo tiro, quello decisivo. Un mancino, oltretutto (non bisogna mai fare tirare i rigori ai mancini, sono troppo prevedibili: il portiere è avvantaggiato perché non capisce la finta). E invece Grosso ha segnato anche questa volta. Miracolo: pure in questa occasione il sospiro di sollievo è stato superiore alla soddisfazione. Infatti anche Pizzul, si è trattenuto dal manifestare troppo entusiasmo. Ha evitato di urlare il triplice «Campioni del mondo!» che non ha mai potuto gridare, e ha concluso bene il programma. Per tutti noi che nella gara delle bighe ogni volta facciamo un tifo sfrenato per Ben Hur e i suoi cavalli, contro il romano cattivo, anche la finale di Berlino entrerà negli eventi storici che continuanamente replicano una leggenda non scritta a priori. Forza, azzurri, la prossima volta, cercate di vincere prima dei rigori!

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