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Bene, bravi, basta

05/07/2007

Fare un bilancio critico del passaggio in video di "Viva Radio2", il programma radiofonico condotto da Rosario Fiorello con la complicità di Marco Baldini e di Enrico Cremonesi, è un esercizio reso arduo dal coro di entusiasmi che ha accolto la programmazione di Fiorello&C. la settimana scorsa su RaiSat Extra, prima serata. Innanzitutto, i rallegramenti principali andrebbero rivolti al direttore, Marco Giudici, il quale ha capito da tempo quale potrebbe essere la funzione e la vocazione di un canale satellitare come il suo: essere una televisione corsara, produrre eventi inattesi, magari di nicchia ma di grande qualità, anche quando si tratta di intrattenimento puro. Quanto a "Viva Radio2", al di là degli epinici, bisognerebbe dire che c’è una sfasatura netta fra un programma pensato per la radio e il suo trasferimento in televisione. Sono due linguaggi diversi che vengono unificati: funziona, l’operazione? Sì e no. Certo, le macchiette di Fiorello funzionano quasi sempre, anche se nella tessitura degli sketch traspaiono continue concessioni alla volgarità di cui si farebbe volentieri a meno. I numeri in diretta sono ottimi (memorabile Gino Paoli con i Milestones guidati da Enrico Rava). Anche le telefonate, come quella di Vasco Rossi che comunica l’orario del concerto di San Siro, sono divertenti; un po’ meno Valentino Rossi, che fatica a dimenticare di non essere più un ragazzetto. Ma forse è la formula di "Viva Radio" che sta mostrando un po’ la corda: succede, quando un successo di nicchia diventa un successo di massa. Accadde ad "Alto gradimento" di Arbore e Boncompagni, per dire, programma madre di tutti i tormentoni. C’è un metodo praticamente infallibile per valutare il livello qualitativo di una trasmissione: il programma comincia a calare di efficacia quando i protagonisti danno l’impressione di divertirsi più di quanto non si diverta il pubblico. Perché comincia un gioco di complicità, di aspettative presto realizzate, di battute previste che effettivamente arriveranno, si manifesta qualche ovvietà. In breve. "Viva Radio2" ha dato ciò che poteva dare. Era moltissimo, è vero. Ma adesso è a un bivio. Continuare, raccogliendo un consenso sempre più ampio e generico, e quindi poco innovativo. Oppure fare il gran salto: passare in televisione, cambiando formula e reinventandosi. Se non osa Fiorello, nel conformismo e nell’impero dei format, chi può farlo?

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