I Vanzina sono gente chirurgica: ancora adesso a rivedere certe sequenze di "Sapore di mare", anno 1982, ci si compiace per la precisione con cui infilano le debite canzoni nella trama. Poi vabbé, c’erano attori un po’ così, a parte quella Virna Lisi diveggiante sul profilo eccelso della sua parte: se uno ci mette Jerry Calà, sa che Jerry Calà sa fare Jerry Calà, non l’attore classico. C’era in ogni caso una certa attesa per la produzione di Canale 5 intitolata "Piper", il "mitico" (come dicono le veline) locale di Alberico Crocetta inaugurato nel febbraio 1965, 42 anni fa. Storia canonica. La ragazza veneziana viene a Roma a cercare il successo come cantante. Acconciatura simile a Patty Pravo, anche se «tutti i personaggi ecc. ecc.». Prima le frustrazioni e poi il successo sulle note di "Che colpa abbiamo noi". Clou in cui dovrebbe scattare la tempesta sentimentale, il brivido atteso. Scatta? È scattato? Diciamo così: l’ambientazione era buona, il materiale d’epoca conmprendeva anche la Bianchina, l’irripetibile minuscola rivale della Cinquecento prodotta dall’Autobianchi (discutibili invece certi anacronismi lessicali: davvero si diceva "bucare lo schermo" nel ’65? Controlleremo). Quello che invece non funzionava era la caratterizzazione dei personaggi. Perché i Vanzina hanno avuto paura dell’effetto lacrima, del rischio revival, del lato nostalgia, e quindi hanno tenuto la recitazione su un tono fra l’ironico e il macchiettistico. Massimo Ghini, giornalista di sinistra con occhiali scuri da rimorchiatore, assomiglia effettivamente almeno a un direttore di grande settimanale. Anna Falchi parlava con l’accento romagnolo che non hanno più neanche le romagnole. Il clima era quanto di più romanesco si potesse creare, grazie anche al più romanesco di tutti, il "tassinaro" Maurizio Mattioli. Consapevoli di avere messo insieme un feuilleton generazionale, i Vanzina ci hanno infilato dentro citazioni cinefile come la Falchi che imita lo spogliarello della Loren davanti a Mastroianni in "Ieri, oggi e domani" (la Falchi, comunque, mica male, a parte l’accento iperbolico: rispetto a Martina Stella sembra un’attrice, e la ripescata Carol Alt una grande interprete). Sono prese di distanza, ammiccamenti ai critici. Ma senza i Rokes e l’Equipe 84, il Piper non dice granché. Aspettiamo un altro capitolo, e qualcuno che rifaccia come si deve Shel Shapiro e Maurizio Vandelli.
24/05/2007