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Piccola katy batte Figaro

18/01/2007

Gli austriacanti non sono ancora riusciti a convincersi che il concerto di Capodanno da Vienna con tutti i valzer canonici e la direzione di Zubin Mehta, mica un pinco qualsiasi, venga mandato in differita nel primo pomeriggio, e piuttosto che seguire la rassegna canora e musicale dalla Fenice, dove immancabilmente professionisti volonterosi eseguono "Figaro qua e Figaro là" e "Va’ pensiero", ossia i brani più ovvi della tradizione lirica italiana, emigrano nel satellite, come poveri esuli, per assistere al concertone in diretta e respirare aria di Mitteleuropa. Naturalmente agli austriacanti viene voglia di ricorrere spiritualmente all’immortale paradigma della roveretana Isabella Bossi Fedrigotti, cioè «amore mio, uccidi Garibaldi»; ma prima di attuare propositi terroristici sarà il caso di ricordare che quest’anno il vero concerto di Capodanno è andato in onda su Italia 1, ed era uno stratosferico concertone dei Pooh davanti a un pubblico adorante. Vabbè: sappiamo tutti che a voi intellettuali i Pooh non piacciono. Siete snob, siete aristocratici. Ma se invece siete molto più chic, avrete già ammesso che comunque sono professionisti di livello assoluto (non vale dire che in quarant’anni di carriera avreste imparato a suonare anche voi). E ciò che allora non stupisce è che il larghissimo pubblico che si ritrova a ogni esibizione di Roby, Dodi, Red e Stef è davvero entusiasta, e conosce le parole delle canzoni più sconosciute. Ovvero: voi siete di quei ciniconi che hanno apprezzato la battuta concessa da Giorgio Faletti al grande critico Antonio D’Orrico: «I Pooh hanno fatto tanti di quei lifting che con la pelle rimasta hanno fabbricato un bambino di sei anni»; ma qui il cinismo non serve a niente, perché se i Pooh sono ancora lì che si sbattono vuol dire che riescono ancora a farcela. Insomma, voi sarete di quelli che ricordano tutt’al più "Piccola Katy" e "Pensiero", ma non crediate per questo di essere à la page. Mentre voi seguite musica fastidiosissima, massimalista o minimalista, i Pooh fanno il loro duro lavoro e portano a casa la serata. Tanto varrebbe ufficializzare la loro presenza il primo dell’anno, fargli eseguire l’inno nazionale, e subito dopo "Tanta voglia di lei", per finire con la "Marcia" di Radetzky. Se dev’essere una cosa italiana, il concerto di Capodanno sia un trionfo dell’italianità: e in questo senso, chi è più fratello d’Italia dei Pooh?

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