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Non sparate su Gifuni

18/12/2008

La fiction di Raiuno su Paolo VI, "Papa nella tempesta", non ha suscitato entusiasmi. Pare addirittura che il film di Fabrizio Costa, con protagonista Fabrizio Gifuni, non sia proprio piaciuto a Joseph Ratzinger (ma se fossimo negli autori, nel regista e anche nel produttore non ci preoccuperemmo troppo: a Benedetto XVI è piaciuto a tal punto il saggio di Marcello Pera, "Perché dobbiamo dirci cristiani" che ha voluto mandare all’autore una lettera di plauso, prontamente stampata come prefazione; quindi, come si può arguire, per quanto riguarda film e libri siamo nell’ambito non dell’infallibilità, ma del "de gustibus", e quindi liberi tutti). I critici sono stati assai severi. Ma chissà se sono stati obiettivi. L’autore di questa rubrica ha visto le tre ore del film televisivo notando una certa finezza intellettuale, rara in televisione: quando in una battuta, in un brevissimo dialogo, in due sequenze si deve far capire una colossale riflessione, un’enciclica come la "Populorum Progressio" o la "Humanae Vitae", il rischio della supercazzola è sempre in agguato. E invece gli autori e Gifuni sono riusciti a far comprendere la filosofia e i dubbi di papa Montini. Piuttosto, la fiction aveva altri difetti, caratteristici di certa fiction italiana. Comprimari così così, tempi di recitazione approssimativi. Ma con tante schifezze che circolano sui nostri schermi, prendersela con "Paolo VI" non è giusto. Adesso però i papi vanno all’esaurimento. Suggerimento per la produzione: non sarebbe di qualche interesse passare ai cardinali? (E poi ai vescovi, ai parroci, ai cappellani, ai preti semplici. Magari con fiction di tre minuti, che costano anche meno).

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