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Il Fido Altan

13/11/2008

Il cane potrebbe essere effettivamente un mezzo barbone, ma anche un mezzo dalmata, comunque un meticcio metropolitano con influssi genetici vari, molto à la page in tempi multiculturali. Ha una linguina rossa meravigliosa e ulula con eccezionale professionalità, ma anche con la disperazione dell’abbandono, nella notte dominata dalla luna piena, in cui occhieggiano nell’oscurità estiva le finestre illuminate. Si fa fatica a restare del tutto adulti di fronte all’ultimo libro per ragazzi di Altan, "Virgola", creato per l’editore Gallucci sulle parole di una nota canzone di Bruno Lauzi, scritta nel 1975, che l’anno dopo fu cantata anche da Jocelyn e i Piccoli cantori di Nini Comolli (nel volume di Gallucci, un editore specializzato in libri per l’infanzia insignito con il premio Andersen per il progetto editoriale, è contenuto il cd con l’interpretazione di Lauzi). Non è poi mica facile illustrare una canzone di Lauzi, anche se Altan ha alle spalle per lo stesso editore una produzione di autentici classici (da "L’arca di Noè" e "Ci vuole un fiore" di Sergio Endrigo all’africana immortale "Il leone si è addormentato", e anche l’immancabile e storica "Nella vecchia fattoria", che sembra fatta apposta per ispirare la fantasia creativa di un disegnatore come lui). Il fatto è che Lauzi è stato tutt’altro che un autore banale, anche quando si applicava alle canzoni commerciali: è rimasta celebre la storia di «Piiiiccolo uomo non andare via…», per Mia Martini, con i musicisti La Bionda e Baldan Bembo che lo sfottevano: «Ma no, quel "Piii…" all’inizio del ritornello non sta bene!»; e quando il disco scalò la hit parade fino al primo posto e vinse il Festivalbar, lui, di rimando ai due: «Avete visto, Piii…rla!». Anche nelle canzoni per i più piccoli, sigle di fortunati programmi televisivi, Lauzi non scherza. Aveva alle spalle canzoni per bambini di grande successo come "Johnny Bassotto" e "La Tartaruga", scritte con il musicista di casa Baudo, Pippo Caruso. "Virgola", una canzone voluta dallo "zio" Luciano Rispoli (un dirigente televisivo di quelli antichi, abituati a controllare anche gli aspetti più minuti dei programmi), parla di un dramma, cioè di un cagnolino abbandonato da Roberto, il suo padroncino; si tratta infatti del cane di un bambino di città, viziato come possono essere i bimbi altoborghesi, e anche il cane non scherza: «Virgola, virgola, con le orecchie a sventola… mangiava sedano, fegato, riso con le vongole, ed era abituato come un vero marajà!». E anche «nespole, fragole, torta con le mandorle, era il più viziato dei viziati di pascià!». Le immagini di Altan, formidabile autore della Pimpa, scherzano sulle similitudini orientaleggianti di Lauzi, ma diventano tristi quando la famiglia parte per le vacanze e siccome non c’è posto in auto lo lascia rinchiuso su un terrazzino, a ululare affranto alla luna. Verrà salvato da un bellissimo pompiere che assomiglia a uno dei pompieri di Paul McCartney in "Penny Lane", quelli che arrivavano con uno scampanio, e sono pronti a farsi leccare guance e baffi dal bastardino. Ed ecco fatta la morale, come chiedeva zio Rispoli e come vogliono tutte le storie scritte come Dio comanda. Meglio una vita fra coccole e carezze in una borgata periferica, dove vive la gente qualunque, che i privilegi senza affetto dei quartieri residenziali, dove abita la gente che abbandona i cagnolini. n

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