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Prigionieri della Marcuzzi

12/11/2009
TELEVISIONE

Per un debito sociologico, ogni anno ci si chiede se la nuova edizione del "Grande Fratello" confermerà o smentirà l’ipotesi di fondo: i reclusi nella Casa rappresentano un campione significativo della società italiana di oggi oppure costituiscono un esperimento di microetologia umana, o qualcosa del genere. Naturalmente dipende dalle preferenze: uno potrebbe semplicemente confessare che i pochi minuti dedicati al programma vengono impiegati per controllare in quali condizioni siano le ghiandole mammarie di Alessia Marcuzzi (come per la mitologica Luisona del Bar Sport di Stefano Benni). Stanno su? Cadono giù? Accettano le leggi della fisica oppure le sfidano? Ma se si vuole rispettare lo statuto sociologico della trasmissione e dell’osservatore è meglio avanzare qualche risposta, indifferenti al fatto che magari l’anno scorso o gli anni prima si sarà risposto in modo contraddittorio: eh, ma le condizioni cambiano, i personaggi pure, i prigionieri sono diversi, quest’anno c’è o ci dovrebbe essere il trans e l’illibato, e quindi non dovrebbero esserci dubbi: "Grande Fratello" nella decima versione è esattamente lo specchio dell’Italia contemporanea. Con il che, ci si potrebbe mettere a piangere sulle condizioni del Paese, e sul modo in cui i nostri concittadini cedono alle mode e alla "Tendenz". Ma che dire? Il reclusorio grandefratellifero l’abbiamo accettato noi, con i grandi ascolti, che neppure quest’anno sembrano flettere: e quindi non c’è da stupirsi se siamo diventati uguali ai reclusi. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso; oppure, in un impulso di autodenigrazione, pianga il Sé fesso.

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