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Un bis per Zingaretti

24/09/2009
TELEVISIONE

Che la serie del commissario Montalbano sia una delle migliori fiction italiane, e forse la migliore in assoluto, dovrebbe essere assodato. Professionalità degli attori a cominciare dal protagonista Luca Zingaretti, mano sicura del regista Alberto Sironi, solidità delle sceneggiature tratte da romanzi e racconti del bestseller Andrea Camilleri. Durante i mesi estivi, la sera della domenica, RaiUno ha rimandato in onda la serie, sotto il titolo antologico "La calda estate del commissario Montalbano". E questo è stato utile per un bilancio ulteriore. Perché in sé e per sé "Montalbano" è una fiction di genere, senza troppe sorprese narrative e senza grandi invenzioni nelle trame. Tuttavia funziona. Sarà probabilmente il fascino del protagonista, la sua fisicità, il suo modo di parlare, di mangiare, di nuotare. Sarà anche l’ambientazione della fiction, particolarmente suggestiva, in quella Sicilia incerta fra terra e mare. Ma come accade per pochi altri esempi di film televisivi, "Montalbano" attrae il pubblico perché è credibile, realistico, agganciato alla vita vera in un luogo ben determinato. Non che sia privo di difetti. Alcuni caratteristi sembrano macchiette, parodie dei siciliani, e forse queste soluzioni sono state adottate per il mercato straniero, che evidentemente si aspetta di vedere la gente di Sicilia secondo gli stereotipi più annosi, minchia. Ma sono vizietti innocui. Le storie sono molto televisive (e d’altronde Camilleri è stato a lungo uno sceneggiatore tv d’eccezione); e viene perfino il dubbio che i manierismi di Montalbano vengano meglio sul teleschermo che non sulla pagina scritta.

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