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Onore a Derrick di Edmondo Berselli

09/07/2009
TELEVISIONE

Non tutti conoscono il piacere anticonformista di soffermarsi su qualche vecchia serie di gialli d’annata. Ce ne sono ogni pomeriggio. Basta accendere la tv e si trova, che so, una puntata de "La signora in giallo". Non è necessario seguire la trama: è sufficiente verificare lo stato di salute e la consistenza delle guance di Angela Lansbury, la protagonista. Negli ultimi episodi sembra essersi ripresa, dopo un certo periodo di decadenza. E quel che conta, in questa serie davvero "storica", è l’aspetto rassicurante, la soluzione che arriva sempre puntuale, la capacità della vecchia zia Jessica Fletcher di chiarire il caso eliminando ogni dubbio nello spettatore. Ma il cult pomeridiano è ancora oggi una delle 281 puntate, rimasterizzate e restaurate, di "Derrick". È vero che il protagonista Horst Tappert è morto, le auto in scena sono reperti d’epoca, l’ambientazione è davvero fuori dalla storia: eppure in quella Germania e in quella Monaco così "altmodisch", vecchio stile, si avverte un senso sociologico di verità. Sono veri i protagonisti, gli attori, vere le acconciature alla tedesca, sono vere le case, i salotti, gli arredi, sono vere le storie. Certo, Derrick non potrebbe più andare in prima serata (ma chissà); eppure nel preserale rappresenta una specie di sublime archeologia della fiction. Per qualcuno potrebbe essere un oggetto di studio; tuttavia conviene lasciarsi prendere dalla trama, e godersi qualche puntata (su Fox Crime). Lo sguardo lievemente attonito, gli occhi azzurri dell’ispettore capo Derrick che fissa l’assassino, mostrando in via subliminale di sapere già tutto di lui, è uno dei classici della storia dei telefilm.

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