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Eppure quel Franceschini ha grinta

04/06/2009
ATTUALITA'

Non è proprio che il Pd veda il riscatto. Ma un filo di speranza, un risultato non catastrofico, il disastro evitato sul ciglio dell’abisso, la dissoluzione esorcizzata in articulo mortis… Se davvero va così, dovranno tutti passare da Dario Franceschini, e rivolgergli il discorsino che segue. Caro Dario, caro Sudario, caro Dromedario, nessuno aveva la minima fiducia in te. Il «vicedisastro», ti aveva chiamato burlescamente l’"esprit florentin" di Matteo Renzi. "Ce la farà? ", aveva titolato in prima "l’Unità", dando voce e vita a un dubbio addirittura metafisico. Il segretario «sfigato» con le sue «sparate prive di senso», secondo le definizioni all’acido di Giampaolo Pansa. Bene, dovrebbero dire i compagnucci, mentre tutti noi siamo rimasti nelle seconde file, chi a progettare mozioni congressuali come Pier Luigi Bersani, e chi a sfoggiare nuove energie sessantenni da porre al servizio della sinistra come il nuovo D’Alema, chi a definire il ritorno di Sergio Cofferati come «un problema ligure», e una quantità di altre anime perse a progettare il nuovo centro, la fondazione della Kadima nazionale e progetti vari di ricomposizione della politica, tu, il Cireneo, ti sei preso sulle spalle le spoglie del partito che fu di Veltroni e hai cercato di farlo uscire vivo dal Calvario. Vivo. Sembra niente. Ma tenere in vita il Pd è un’impresa pazzesca, se si pensa che si sta sfaldando l’apparato di potere ex comunista, e proprio nelle regioni rosse, dove bisognerebbe organizzare la tenuta, non si dice la riscossa, nei prossimi anni. E tu, segretario a termine, hai provato l’impresa. Le modalità contano fino a un certo punto. La Costituzione, le regole, l’appello quotidiano su ciò che potrebbe accadere se Berlusconi sfonda (forse non sfonda, forse a "papi" i cattolici di base e soprattutto di vertice gliela faranno pagare, c’è modo e modo: perfino i più scettici fra i vecchi e scafati dc si inalberano al pensiero di qualcuno che dedica il suo tempo ad «allevare» schiere di veline). Per settimane l’immagine di Franceschini vista in televisione è stata quella di un ex giovane militare di fureria mandato in prima linea a sbattersi cercando di guadagnare spazio e qualche metro di campo, a qualsiasi costo, pugnal fra i denti, le bombe a mano. Su ogni argomento. La crisi economica, cercando di mostrare come l’ottimismo di Berlusconi sia soltanto manierismo puerile. Il forcing istituzionale del Cavaliere, tutto virato su avventurismi da Repubblica estrema. Il tentativo di tenere insieme l’elettorato, pur dopo l’errore sconsiderato dell’adozione dello sbarramento al 4 per cento (che manderà probabilmente al macero fra l’8 e il 10 per cento dei voti di sinistra), e una posizione di testimonianza sul referendum Guzzetta-Segni, che doveva semplicemente essere giocato in modo tattico come cuneo fra Pdl e Lega, ed è diventato un fastidioso, anzi autolesionista, principio di divisione dentro le varie opposizioni. Tutto questo, dovrebbero ammettere i dirigenti del Pd, l’hai fatto in un modo frenetico, con un impegno sovrumano. Sei riuscito persino a rievocare l’ombra di Enrico Berlinguer, una trovata che sarà piaciuta al popolo delle feste dell’Unità, ma non proprio alla parte moderata e cattolica del Pd, che è esente dai miti comunisti. E soprattutto sei riuscito a occupare spazi in tv, ogni sera, apparendo ogni volta dentro riprese bulgare, con luci non professionali, in condizioni catacombali di estrema difficoltà tecnica. Dovrebbero dirti: hai fatto una grande democristianata. Non si capiva bene che cosa sostenevi, l’accento era quello sbagliato, drammaticamente necessario di correzioni tecniche, del ferrarese in trasferta, il look era quasi sempre ai confini della realtà, tremende imitazioni Lacoste, braccioni in primo piano, cravatte storte su colletti di camicia fuori moda, una tensione visibilissima nelle ospitate televisive, con gesti di irritazione e di fastidio. Eppure, eppure, non è che ce l’hai fatta. Ma mentre tutti gli altri sembravano fare la faccia di chi dice «vai avanti te che a me scappa da ridere», tu ci hai messo la tua faccia e il tuo accento liquido. Vestito da uomo Facis, cioè da autentico ragazzo del popolo che non ha mai avuto tempo e gusto per l’immagine, hai detto cose di sinistra, perché non tutti sanno che Franceschini non è un democristiano classico, è un cristiano sociale, cioè uno che è venuto fuori dalla parrocchia coltivando certi suoi estremismi politici e certi suoi anticonformismi culturali. Magari non servirà a nulla. Può anche essere che il Pd sia un gatto morto, e se rimbalza è il rimbalzo di un cadavere. Ma se invece c’è una fiammella di vita, sarà stata tenuta in vita proprio dallo «sfigato». Al momento buono, c’è da scommettere che qualcuno contemplerà questo risultato impossibile, e deciderà che l’unico sentimento che si può nutrire verso Franceschini è l’ingratitudine. Coraggio, Dario, a ottobre non servirà nulla, basterà dire senza retorica: amici, adieu.

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