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Enigma Mattei

21/05/2009
TELEVISIONE

C’è una certa ossessione storicista nella produzione di fiction della Rai, testimoniata per esempio dalla recente proposta del caso Mattei su Raiuno. In proposito se ne sono sentite fin troppe: Mattei il corrotto incorruttibile, l’uomo che usava i partiti come taxi, colui che non voleva vivere da ricco in un paese povero. Il solito lessico d’archivio che toglie più che dare, avvalorando immagini da oleografia popolare. Ma dopo avere visto Massimo Ghini nei panni dell’uomo di Matelica (Snam, Siamo Nati a Matelica), che cosa rimane di una storia che è la vicenda della modernizzazione italiana? Secondo i diari di Indro Montanelli, Mattei rappresenta l’avvio di una satrapia illuminata, che tuttavia sconvolge le procedure democratiche proprio mentre il patron dell’Eni prova a sconvolgere il concerto mondiale del petrolio, fra insurrezioni terzomondiali e giochi di potere e di commercio sul limite dell’autosacrificio personale e nazionale. Resta da capire se la formula del racconto televisivo serve davvero a chiarire i meccanismi della storia politica, oppure se si limita a fare spettacolo e intreccio. Chi ha in mente, su Mattei, la storica inchiesta cinematografica di Francesco Rosi, fa fatica a considerare la fiction tv come uno strumento effettivamente utile nell’interpretazione della parabola italiana e della sua problematica modernizzazione. Eppure, eppure, se non ci fosse la tv a ricostruire questi segmenti di storia contemporanea, chi lo farebbe? La scuola, l’università? Ma non scherziamo. Alla fine, per raccontare a un paese inconsapevole il suo passato, anche il format della televisione più ovvia risulterà alla lunga insostituibile.

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