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indovina chi video

26/02/2009

Allora, se abbiamo l’impulso a stupirci o perfino a scandalizzarci al pensiero che a un’edizione normale di "Porta a Porta" assistano 873 bambini fra i 4 e i 7 anni, è meglio che non guardiamo gli altri dati. Ci farebbero male al cuore e allo spirito. Il dato statistico dell’Auditel secondo cui circa 28 mila pargoli hanno assistito alla "storica" puntata del programma di Bruno Vespa andata in onda il 9 febbraio, cioè la sera della morte di Eluana Englaro, potrebbe generare mesti pensieri nelle anime migliori. Ma allora che dire degli oltre 100 mila bimbetti che quella sera stessa hanno guardato la puntata del "Grande Fratello" apprezzando in diretta il grande pianto di quella tale Federica squalificata per eccessi comportamentali contro un partner della Casa? L’idea che la televisione generalista stia gettando i semi per assistere fra una decina d’anni a una scoraggiante fioritura di veline e tronisti tatuati può indubbiamente portare a un sentimento di rassegnata sfiducia nell’umanità, e soprattutto in quella porzione di umanità che abita un format chiamato Italia. Subito dopo, una volta che ci si sia ripresi dallo choc, si può passare ad analizzare i dati sugli ascolti che "L’espresso" ha potuto consultare (si tratta di elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel e Agb-Nmr). Abbiamo preso in esame i due programmi già citati, "Porta a Porta" e "Grande Fratello", un telefilm di livello alto ("Dr. House"), un programma di intrattenimento di massa ("Ballando con le stelle", condotto da Milly Carlucci) e due esempi fortunati di fiction all’italiana ("L’ispettore Coliandro" e "Tutti pazzi per amore"). Il punto di partenza, come si intuisce, è la drammatica serata del 9 febbraio. All’ora del telegiornale arriva l’annuncio che Eluana è spirata. Un’eco di emozione si sparge nel paese. E in quella lunghissima serata, dopo che a Enrico Mentana è stato impedito di andare in onda con un’edizione speciale di "Matrix", si assiste al confronto epocale fra la trasmissione di Vespa, cioè un programma di bruciante attualità, e il "Grande Fratello" condotto da Alessia Marcuzzi, il reality dei reality. Come sia finita, è noto a tutti. Il pubblico ha premiato la realtà virtuale e ha penalizzato la realtà reale. Poco più di 4 milioni di spettatori per "Porta a Porta", più di 7 milioni e mezzo per "Grande Fratello". A questo punto, come ci si poteva aspettare, è venuto giù il diluvio. In primo luogo per un giudizio di merito, perché molti hanno giudicato poco brillante che Canale 5, la rete ammiraglia di Mediaset, rinunciasse a intervenire sulla vicenda Englaro con il suo talk show di punta, condotto dal suo giornalista più prestigioso. Ma in secondo luogo per stilare un tempestivo referto di agonia dell’opinione pubblica: se la sera di un evento che interpella le coscienze come la morte di Eluana la televisione commerciale preferisce l’intrattenimento voyeuristico, lo "human lab", nel senso di laboratorio, presentato dalla Marcuzzi, e il pubblico "ci sta", basta, kaputt, è morta l’Aida, il paese è berlusconizzato senza rimedio, ipnotizzato dal totem televisivo, in sostanza irrecuperabile alla vita civile. Ma prima di cedere all’ovvia tentazione moralista conviene provare a capire, sulla base degli ascolti di alcuni programmi rappresentativi, com’è fatto il pubblico televisivo. Cioè com’è composto per sesso, per età, quali sono le sue preferenze. I risultati analitici sono elencati nelle tabelle pubblicate in queste pagine. Ma il primo dato d’insieme dell’identikit televisivo degli italiani è quello della divisione per sesso. In sintesi: a quanto dice il rilevamento, effettivamente la tv è un affare per donne e fra donne. Il dato è vistoso per il programma della Carlucci, in cui il pubblico femminile risulta praticamente il doppio di quello maschile (4 milioni contro 2); ma la prevalenza delle donne è un elemento acquisito per tutti i programmi considerati, con il record di "Ballando con le stelle", che spunta uno stratosferico 66 per cento di quote rosa. Ci si può chiedere eventualmente che cosa diavolo facciano i maschi mentre le donne sono attaccate all’apparecchio televisivo, tuttavia nel complesso il risultato è credibile e piuttosto costante. In genere, le donne dell’audience sono una volta e mezzo gli uomini. Il rapporto 1,5 a 1 tende ad ampliarsi con i programmi più popolari e a connotazione sentimental-famigliare, tanto che una soap innovativa nel format ma tradizionale nei contenuti come "Tutti pazzi per amore" sfiora il rapporto due donne per un uomo. Tuttavia gli ascolti di questa fiction, scritta da Ivan Cotroneo, non vanno generalizzati. Come dicono gli analisti, gioca l’elemento "emotional", il fatto di apparire «un incrocio riuscito fra i "Cesaroni" e la narratività gay», quindi capace di colpire al cuore le platee femminili con la miscela di argomenti tradizionali e moduli espressivi trendy. Semmai conviene prendere in esame l’altro parametro generale, l’età dei telespettatori, e vedere che cosa rivela. Sotto questo aspetto, non può lasciare indifferenti che la cuspide di ascolti di "Porta a Porta", tanto nell’edizione normale quanto nell’edizione speciale per la morte di Eluana, si collochi nella fascia degli ultra 65enni (è vero che, fra le due edizioni, il programma di Vespa moltiplica per 9 i telespettatori della fascia 20-24, e per 7 quelli della fascia 25-34, ma su queste fasce generazionali mantiene numeri piuttosto bassi). È questo, allora, il pubblico specifico della Rai, e di Raiuno in particolare? A guardare in confronto la distribuzione per età del "Grande Fratello" la differenza è evidente. Il reality di Canale 5, con il suo glamour da centro estetico, vede una composizione molto più equilibrata nell’intero arco fra i 25 anni e gli oltre 65, anche se impressiona il dato di share nel pubblico fra i 20 e i 24 anni (oltre il 51 per cento, maggioranza assoluta). Per certi aspetti si potrebbe argomentare che almeno sotto il profilo anagrafico il vero programma generalista, capace di sbancare l’Italia attuale, è proprio "Grande Fratello"; che oltretutto vede la sua punta di ascolti nella categoria fra i 35 e i 44 anni (guarda caso, proprio dove è di gran lunga prevalente l’ascolto del "Dr. House", da parte di un pubblico moderno e in grado di apprezzare lo spettacolo televisivo di qualità). Se si esce infatti dalla televisione "di tendenza", si vede che il pubblico anziano la fa da padrone: di misura relativamente a una fast-fiction veloce e intrisa di attualità come "L’ispettore Coliandro", in modo massiccio per ciò che riguarda la soap "Tutti pazzi per amore", in cui quasi la metà degli spettatori sono ultra 55enni; e con una specie di vertiginoso tsunami della terza età per il classicissimo show del sabato sera "Ballando con le stelle", con 2 milioni e mezzo di spettatori over 65 su 6 milioni (e un poderoso e abbondante 42 per cento di share sugli ascolti totali). A guardare la composizione per classi socio-economiche balza invece agli occhi un fenomeno forse prevedibile e tuttavia vistoso: gli ascolti si collocano infatti, per tutti i programmi considerati, nelle due grandi classi "media economica e bassa sociale" e "media economica e alta sociale". Il che farebbe pensare che c’è in effetti una sovrapposizione notevole fra la media dei telespettatori e la società italiana. Anzi, sotto questa luce si potrebbe anche sostenere che la televisione è lo specchio sociologico della realtà italiana, se è vero, come sostenne Giuseppe De Rita, che il nostro paese è «una enorme bolla di ceto medio». E in questo senso il programma maggiormente rappresentativo potrebbe essere proprio "Ballando con le stelle", che grazie a una parata di bambini che piangono davanti all’apparizione registrata del loro idolo Gigi Buffon, di semi-vip come il principe Emanuele Filiberto e di danzatrici opportunamente acconciate fa il pieno come share anche fra le classi socioeconomiche ad alto reddito e ad alta condizione sociale. Bastano questi dati per confermare l’idea secondo cui la televisione generalista è ormai rivolta soprattutto alle cosiddette "nonne di Torre del Greco"? Secondo questa sbrigativa definizione, attribuita ai più scafati operatori televisivi, si intendono immense platee di pensionate, preferibilmente meridionali, a reddito non elevato, scarsamente scolarizzate, fortemente esposte al mezzo televisivo. In realtà la televisione generalista sembra dividersi in due parti: da un lato i programmi per il pubblico più convenzionale, a cui si rivolgono trasmissioni strutturate a uso e consumo di persone tendenzialmente anziane e di fascia socioeconomica media, all’insegna della prevedibilità più facile e immediata; e per un altro verso le trasmissioni che dinamizzano il pubblico, impongono fenomeni di gusto e generano sperimentazione televisiva. Da questo punto di vista, "Porta a Porta", anche quando è incentrata su esplosive vicende di cronaca, è televisione tradizionale, perfettamente riconoscibile da spettatori abituati al consumo di un prodotto standardizzato. Mentre "Grande Fratello" potrà anche fare orrore all’intellighenzia e ai ceti medi riflessivi, ma su 7 milioni di spettatori ne movimenta oltre 3 nelle classi socioeconomiche più elevate. Senza voler trarre conclusioni troppo generali, si ha allora l’impressione che almeno per alcuni aspetti la tv sia ancora un laboratorio possibile: a fianco ai programmi più consumati, c’è spazio anche per una televisione più sperimentale e innovativa (oltre 4 milioni per il "Dr. House" sono un indizio notevole in questo senso). E quanto all’informazione, anche se "Porta a Porta" troneggia nel palinsesto, forse è venuto il momento perché qualcuno cominci a rivoluzionare anche la formula del talk show, per aggredire fasce di pubblico meno scontate. n

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