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Lui sì che è un italiano vero

19/10/2000

In teoria ci sarebbe un abisso a separare il ragazzo di Cinecittà Eros Ramazzotti, classe 1963, figlio di un manovale, dal suo alter ego che è una star mondiale, sul palco veste Armani, spopola fra gli stucchi dorati del Radio City Music Hall di New York, entusiasma gli stadi di tutta l’America ispanica e percorre trionfalmente l’Europa a fianco di icone come Rod Steward, Elton John e Jimmy Page. Già, ma in pratica l’abisso è stato colmato. E allora l’ipotesi di fondo è che la globalizzazione non sia un processo a senso unico. Se il ragazzo "nato ai bordi di periferia" riesce a farsi realizzare un videoclip da Spike Lee e poi da Tornatore, a duettare con la sublime tardona Tina Turner e in ultimo con l’argentea diva Cher, significa che dalla borgata profonda si può giungere alla dimensione planetaria. Come poi ci si riesca è un altro conto. Perché Eros non è un interprete epocale, non è un sex symbol, non è un performer rivoluzionario. Tuttavia, sarà la musica accattivante, il piglio melodico moderno, qualche drittata molto emotiva con Andrea Bocelli, gli arrangiamenti internazionali, il marketing, la deriva latina, ed ecco che ti ritrovi il ragazzo pasoliniano dentro il circuito dello star system, con milioni di copie vendute e delirii di folla. Forse uno dei segreti è nella sua naturalezza, la stessa che si tratti di piazzarsi in garage una Ferrari, di mettere su uno studio di registrazione futuribile, di inscenare il matrimonio show con la bionda Michelle Hunziker, oppure di vivere assiduamente la carriera e il mestiere come se il pop fosse una vocazione all’incrocio fra l’industria globale, i concerti in Mondovisione e un artigianato certosino. A differenza di altri campioni nazionali, da Zucchero a Vasco Rossi, Eros non insegue il blues e nemmeno il rock: insegue un’idea della musica come intrattenimento, senza intellettualismi o suggestioni politiche, ravvivata da passioni molto sentimentali. Ciò che conta sono le emozioni, in una "fusion" di tradizione e di ultimo trend. Ne vengono fuori canzoni nostrane con un suono da multinazionale: proposte con tanta partecipazione da imporre l’Eros come un autentico italiano d’Italia, provincia del mondo.

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