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Un suggerimento a Silvio: parla in politichese

11/10/2001

Io rivendico alla nostra cultura uno spirito di tolleranza e libertà sconosciuto ad altre culture e altre religioni. Lo rivendico non contro altre religioni o culture, ma contro la distorsione di quelle religioni e di quelle culture volta a innescare un processo di terrore. Sempre ammesso che si tratti di distorsione, e non di fedeltà all’antica tradizione e di rifiuto del secolarismo e della modernità… Presidente Cossiga, ma allora Silvio Berlusconi ha fatto confusione o no? «Si è messo su un piano che non lo riguardava. Se uno mi chiede qual è il matrimonio valido, in quanto cattolico rispondo che l’unica unione fra coniugi è quella sacramentale. Ma come uomo delle istituzioni repubblicane questa risposta non avrebbe senso». Quindi l’errore del capo del governo… «…deriva da una non piena consapevolezza del fatto che la sua carica obbliga a una prudenza che per altri sarebbe una viltà. Chi copre certe cariche non ha il diritto di dire ciò che in coscienza ritiene una verità». Può essere che a ispirare Berlusconi sia stata la convinzione che l’opinione pubblica italiana condivide quel sentimento di superiorità? «Ma no. Gli italiani sono divisi, è impensabile indurli all’idea di morire per Danzica. Anche Berlusconi, rispetto al furore bellicista di Blair, è un moderato. Sul piano politico, mentre negli Stati Uniti i democratici, l’intero Congresso, i Clinton si sono stretti a Bush, noi, che non daremo né un aereo né un uomo, ci stiamo azzuffando». Una commedia all’italiana, ma con le parole grosse? «Anche una commedia europea. L’Europa è stanca, stanca per le guerre del Novecento, stanca per la guerra fredda. Stanchi i tedeschi, stanchi i francesi. Gli spagnoli sono tiepidi come noi. Per questo le parole di Berlusconi sono state accolte con diffidenza». I toni da crociata sono apparsi inopportuni mentre si costruiva un’alleanza con i paesi islamici moderati. «Non esagererei questo aspetto. L’Italia ha una radicata fama filo-araba e filo-palestinese. Si è sempre mostrata tiepida con gli israeliani. Non ho l’impressione che le leadership arabe si siano impressionate per le dichiarazioni di Berlusconi». Nello stesso tempo, pagine accese come quelle di Oriana Fallaci non sembrano le più adatte per favorire processi di pacifica convivenza. «Non condivido tutto lo scritto della Fallaci, ma ammiro il suo coraggio, la sincerità, la lucidità di pensiero». Che cosa non condivide? «Il bianco e nero non esiste. Oriana è un’illuminista, o una kantiana delusa, che in seguito alla sua delusione ricorre a toni da "Full Metal Jacket" del giornalismo. Per un cattolico come me è meno facile restare delusi, perché so che l’imperativo categorico non c’è, che esiste il peccato originale: e quindi le visioni diventano più complesse». Il ruolo dell’opposizione le sembra adeguato alla situazione? «Distinguiamo. D’Alema ha assunto una posizione da grande leader occidentale, che ha pochi riscontri nel continente. Imparagonabile rispetto a quella del trozkista infiltrato Jospin, o a quella di Schröder, che sarebbe un magnifico protagonista di una versione tedesca dei "Vitelloni". Al Senato l’intervento di Amato è stato come sempre di alto livello». Occorreva a suo giudizio una coesione maggiore fra opposizione e governo? «Non possiamo chiedere agli italiani di schierarsi come un sol uomo. Non è nella tradizione. Si è parlato di crociata? Alla crociata posso aderire io, "toto corde", da uomo libero, da cristiano, da europeo, da occidentale, contro le distorsioni fondamentaliste. Berlusconi farà bene a parlare in politichese, a non mettersi sotto il tiro di speculazioni di carattere culturale. E sistemandosi su un podio diverso da quello di una sala stampa. Ci sarà più di un’università ben lieta di ospitare la sua professione di fede nella civiltà europea e occidentale».

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