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Governate, please

26/07/2001

Qualcuno dovrà avvertire il centrodestra che in un certo giorno di maggio la Casa delle libertà ha vinto le elezioni. Perché mentre il premier sta arricchendo "day by day" la sua immagine di factotum d’Italia, tutti gli altri, dall’inflessibile Giulio Tremonti al duttile Bobo Maroni, continuano a gemere come se il paese fosse ancora sotto il giogo del centrosinistra. La Casa delle libertà era riuscita in corso d’opera a delegittimare l’azione del centrosinistra: "ostruendo", come dice l’economista Paolo Onofri, la comunicazione con l’opinione pubblica e distorcendo realtà e numeri. L’obiettivo di illustrare la situazione italiana come un progrediente disa-stro aveva fatto breccia nella società. La vittoria berlusconiana è la prova che il Cavaliere e i suoi erano riusciti a peggiorare significativamente la percezione dei fatti. Ma adesso sarebbe bene che il centrodestra (membri effettivi e di complemento) si rendesse conto che è difficile continuare a scoprire il fallimento dell’Ulivo. Difficile per la pazienza dei cittadini, e inadeguato per chi si è insediato al governo. Se Prodi, D’Alema e Amato hanno fallito, pietà. Ma continuare a stigmatizzare il malgoverno passato è un cattivo succedaneo del compito che la Casa delle libertà si è assunto. Berlusconi e la sua équipe hanno conquistato il diritto di governare e quindi si sono assunti anche il relativo dovere. Pensare che l’esercizio del governo consista nel proseguire la campagna elettorale costituisce un fraintendimento di ruoli, nel migliore dei casi. Nel peggiore, la ricerca di un alibi. È vero che l’attuazione di un programma è cosa complessa: ma è un obbligo civile ancor prima che politico. Alla lunga, la lamentela perdurante, con gli stupori pubblici per l’inadeguatezza dei predecessori, è un genere noioso. Mettersi a governare è finalmente anche una questione di stile.

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