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Alleati al guinzaglio

21/06/2001

Da destra, l’ipotesi più ottimistica dice che il seduttivo Silvio Berlusconi, dopo avere fatto da idrovora nell’elettorato dei suoi alleati, ha incardinato Gianfranco Fini come vice-premier, Rocco Buttiglione alle Politiche comunitarie (e Pier Ferdinando Casini sul seggio più alto della Camera, fuori dal giro governativo) e Umberto Bossi all’enfatico ministero per le Riforme istituzionali e la devoluzione, e che in questo modo ha rafforzato il pacchetto di mischia: il governo è lo specchio politico della Casa delle libertà. Può darsi che sia così. Di sicuro il leader di An ha trovato una tribuna in cui potrà fare il suo apprendistato di governo, e contemporaneamente occupare tutti gli spazi politici e mediatici possibili. Ottima posizione per cinque anni di campagna elettorale permanente, oltre che laboratorio per la costruzione di una leadership alternativa al Cavaliere nella Casa delle libertà. Buttiglione è defilato, se non emarginato, mentre Bossi è stato collocato in una delle caselle che bruciano. La sua postazione potrebbe rivelarsi la premessa perché la Lega diventi a tutti gli effetti una corrente di Forza Italia; oppure il trampolino di rilancio del Bossi federalista furioso, e magari anche proporzionalista irriducibile. In sostanza, i due alleati più complicati di Berlusconi, An e Lega, si trovano in una posizione anfibia: Berlusconi pensa di averli sistemati al guinzaglio, ma ognuno di loro potrebbe invece coltivare i propri progetti esclusivi. Con l’alleanza come un sol uomo finché fa comodo, a titolo di parte se si presenta o si riesce a costruire l’occasione. Occorrerà vedere se ormai la Casa delle libertà è davvero un monocolore mascherato, e se il potere addormenta anche gli istinti di sopravvivenza. Oppure se, soprattutto per Bossi, vivere da forzisti camuffati è meglio che morire da leghisti in preda alle antiche passioni.

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