gli articoli L'Espresso/

Il partito padrone

31/05/2001

Malgrado la farraginosità del Mattarellum, il sistema maggioritario ha fatto il suo lavoro, liquidando i terzopolisti e raschiando a fondo gli schieramenti. L’effetto è stato fortissimo anche a destra, dove la Lega e il Biancofiore si trovano ad avere più posti che voti. Anzi, a questo punto uno dei pochi elementi di squilibrio all’interno della Casa delle libertà è dato proprio dalla persistenza di alleati del Cavaliere che devono mantenere visibilità (cioè posti di responsabilità governativa e parlamentare) nonostante siano rimasti sotto la soglia del 4 per cento. La Lega ha pagato a salatissimo prezzo la sovrapposizione con Forza Italia; Casini e Buttiglione appaiono sempre più come una corrente del partito di Berlusconi. A questo punto, la loro presenza e rilevanza politica è condizionata dalla volontà del capo della Casa. Che cosa conviene a Berlusconi, nel medio-lungo periodo: una coppia di partiti satellite, con i rischi di turbolenza che soprattutto Umberto Bossi può provocare, o una annessione morbida degli alleati? Per ora si può constatare solo che il centrodestra non può andare verso il partito unico perché Alleanza nazionale non è integrabile in Forza Italia. Benché Gianfranco Fini abbia ottenuto un risultato elettorale mediocre, il suo partito è l’unico che possa differenziarsi in chiave politica e culturale dall’egemonia forzista. Tuttavia i numeri di Forza Italia mettono An in una posizione subalterna, anche se non del tutto marginale. Impallidiscono in ogni caso le aspettative di Fini verso la leadership futura. Il partito di Berlusconi ha davanti anni di governo, e potrà scremare nuove figure guida. Non solo: ha tutto anche per diventare il partito-padrone della Casa delle libertà. Per i liberal-cattolici è sempre possibile un grande abbraccio federativo; per Fini, un’alleanza in cui no-nostante i sorrisi si sa chi comanda e chi ubbidisce.

Facebook Twitter Google Email Email