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porte girevoli Cavaliere tuttofare

08/03/2001

Lo chansonnier Berlusconi è sbarcato sulla conferenza programmatica di An accompagnato dalle note dell’inno di Forza Italia. Il ritornello non tanto subliminale diceva: nessuno può fermare il padrone. La megamacchina del Cavaliere tritura consensi intorno al 30 per cento: a che servono gli altri? Buttiglione è un discreto filosofo della dottrina sociale, Casini un piacioso sottufficiale doroteo, Fini l’addetto ai marescialli e alle vecchiette, Bossi un Hinterlander da pizzerie. Il Cavaliere ha occupato le piazze con il suo eclettismo: imprenditore, innovatore, operaio, amico. Quando uno ha l’animo del mattatore, non si può fermare: fra poco apparirà anche il presidente devoto, con abbracci a don Giussani per esorcizzare le tentazioni cielline verso Andreotti. Il fasso-tutto-mi berlusconiano lascia capire che la Casa delle libertà vira verso il partito unico della destra. Non proprio per ossessione egemonica, quanto per irresistibile fisiologia della politica. Per ora è necessario puntare sull’unità, in modo da tradurre gli squilli del venceremos in un lessico comune. Ma domani? È fastidioso tenere insieme il partito della modernizzazione con quello dell’autorità, i liberisti con il proibizionismo, le partite iva con i reazionari della sacra famiglia. Dicono gli insider che l’Umberto ha tentato il golpino, provando a trasformare la Cdl in una coppia di coalizioni: nel Mezzogiorno, con la Lega Sud (cioè An), al Nord con la Lega. Un ripescaggio dell’alleanza bifronte del 1994. Stizzito, Fini ha risposto che An è un partito nazionale, e che nessun dorma. Dal canto suo il Cavaliere confida che i vicepremier avranno una funzione di rappresentanza, dato che i loro partiti contano poco. La lottizzazione della Casa tiene: eppure in altri tempi si sarebbe detto che ci sono troppe contraddizioni nel popolo, e anche nelle leadership.

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