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Consenso catodico

25/04/2002

Dopo avere trasformato amplissimi settori di pubblico casalingo nell’immensa platea delle reti Mediaset, e poi in un elettorato persuaso che i programmi tv sarebbero divenuti un programma politico, Silvio Berlusconi deve solo completare il "job", e omologare anche la Rai. Non che ci voglia molto: come ha sintetizzato Giovanni Sartori, nella guerra dell’audience la concorrenza non genera miglioramenti dei prodotti, quanto livellamento al ribasso (anche dei consumatori). Quindi si tratta semplicemente di far sì che il combinato disposto del nuovo Cda e della fisiologica tendenza al conformismo politico delle tribù interne a Saxa Rubra rilasci i suoi effetti. Negli ultimi anni la Rai aveva mimato la tv commerciale, con le sole eccezioni fornite da quel tanto di anarchia implicito in una struttura pubblica. Adesso si tratta di piallare le eccezioni, dal radicalismo di Michele Santoro alle turbolenze creative di Boncompagni e Chiambretti, dalla vena antipatizzante di Enzo Biagi alle invenzioni di Carlo Freccero. In pochi mesi il formidabile "modello" culturale del Cavaliere moltiplicherà il suo peso. Televisione popolare? Solo a patto di intendere il popolo sub specie populista: si elimina il trash ammiccante di Amanda Lear, e lo si trasforma nel rubbish di tutti gli altri, tipo De Filippi, Carrà, Panariello, Zanicchi e via citando. È solo questione di sfumature. La tv rimane la stessa, ma produce un iperbolico effetto di riproduzione delle scelte e dei gusti. È sufficiente osservare il pubblico in studio per identificarlo come un campione significativo dell’elettorato italiano, molto meglio di Datamedia. Pullman di pensionati e sfaccendati della provincia vengono già deportati nei centri d’accoglienza di Paolo Limiti e Maurizio Costanzo, per stabilizzare il consenso e renderlo eterno: se si riesce a battere le mani a tempo magari su un exploit di Rita Pavone, verrà più facile confermare a suon di voti anche l’eternità governativa del signor Silvio. Non vale dunque la pena di chiedersi se i ragazzi resistibili Zanda & Donzelli riusciranno a ritagliare segmenti "de qualità" rispetto ai membri di maggioranza, perché irresistibile è il meccanismo stesso. Già l’esordio del chairman Antonio Baldassarre era stato significativo, con i suoi richiami fra il catastrofico e l’improbabile a Govi e a De Filippo e alla tv che non c’è più: mentre le lacrime agli occhi di Agostino Saccà davanti agli strizzamenti scrotali di Pippo Baudo erano l’anticipazione perfetta che nella televisione della Casa delle libertà "si può", e che comunque lo stile è quello. Padrone a casa sua, signore del telecomando (tanto la pappa non cambia), il telespettatore della Rai "congruente" a Mediaset si convincerà definitivamente che nel piccolo schermo c’è il migliore dei mondi possibili: e se la nazione è un plebiscito quotidiano, la società parodizzata dalla televisione berlusconiana sarà calcolata in quote di share, e verrà fuori più precisa di un sondaggio.

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