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Uno psichiatra in famiglia

16/12/2004

Ci sarà un motivo se "Un medico in famiglia", giunto alla fine della quarta serie, ha continuato imperterrito ad accumulare audience, battendo in souplesse "l’Isola" e "il Grande Fratello". Anzi: i motivi sono molti. Consideriamo che questa soap ha perso i protagonisti carismatici, Giulio Scarpati e Claudia Pandolfi, alcune centinaia di puntate fa, e quindi la curiosità diffusa di vedere se il medico e la cognata finalmente riuscivano a infilarsi insieme sotto le lenzuola era svanita da un pezzo. In assenza del medico, che non era più in famiglia (salvo riapparizione finale col botto, in una puntata dal formidabile titolo "Itaca"), rimane certamente la bravura nazionalpopolare di Lino Banfi, e lo charme da zia borghese di Milena Vukotic; ma c’è anche da considerare che gli autori dovevano essere esausti, e per tenersi svegli hanno dovuto complicare la storia, come succede spesso agli sceneggiatori, che per noia cominciano a inventare avventure incredibili, tanto per movimentare una trama altrimenti sempre uguale: la villetta, la bimbetta, la ragazzetta, gli altri. Per cui gli spettatori avrebbero avuto tutto il diritto di incacchiarsi, perché una soap non deve diventare un film d’avventura. Detto questo, e dopo avere preso nota che nel film, per ragioni note soltanto agli iniziati, Banfi e la Vukotic si sono sposati (sentito un dialogo, in casa: «Ma il matrimonio è vero o è finto?». «Boh»), e la Asl sperimentale è stata chiusa, le ragioni del successo non declinante di Nonno Libero possono essere di sostanza sociologica: la storia è congruente con la vita media degli italiani; accendere la televisione e guardare il "Medico" assomiglia ad aprire una finestra sul cortile. Non vi piace la sociologia? Fatti vostri, noi insistiamo. "Il medico" è perfettamente adatto al target medio della tv generalista: le famose pensionate meridionali ultrasessantacinquenni a bassa scolarità, secondo i cinici, con il contorno delle loro famiglie. Ma anche il pubblico "alto", che la domenica sera aspetta "Controcampo" per ingaglioffirsi, o che non ha molta voglia di vedere la solita partita epocale su Sky Sport. Praticamente tutta l’Italia che non si identifica più nella vicenda, non spera e non soffre, ma si trastulla con le figurine della soap. Dopo di che, si può anche spezzare una lancia, già proprio spezzarla, per Francesco Salvi, che sarebbe più bravo di Depardieu, se qualcuno volesse accorgersene.

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