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Le resistenze di un prete scomodo

08/07/2004

La "docu-fiction" dedicata alla vita di don Primo Mazzolari, girata da Gilberto Squizzato, è andata in onda su Raitre il 24 e il 25 giugno, durante i campionati europei di calcio. È stata realizzata a basso costo, alternando tre livelli narrativi: i filmati d’epoca, la ricostruzione virata in seppia di alcuni momenti del racconto, il film a colori della story. Ci fossero stati più soldi, gli attori che impersonano l’estremista cristiano Mazzolari, antifascista e pacifista, sarebbero stati tre e non due, con una resa del racconto più efficace. Ma al di là di questo, "L’uomo dell’argine" è un mezzo miracolo. Perché riesce a raccontare una vicenda italiana che comincia dalla Grande Guerra con un realismo impressionante. Concede qualcosa, forse troppo al didascalismo: i personaggi spesso parlano con le parole dei libri di storia, commentano il fascismo e l’avversione al fascismo con una consapevolezza "scritta". Eppure la storia c’è tutta. Dopo l’inflazione dei padre Pio, e l’esito controverso del film tv su Giovanni XXIII era difficile sfidare il pubblico con un’altra storia di preti. Squizzato ha fatto un docu-movie inattuale, fastidiosissimo in tempi di retorica irachena, "scomodo" in quanto mostra la resistenza di un cattolico a un fascismo per nulla revisionato. In certi momenti del film sembra addirittura che riproporre il fascismo per come era, e non nelle sue varianti revisionistiche, assuma una tonalità scandalosa. Quindi il film è politico, poco consolatorio, e sarebbe a tratti commovente se l’emozione non fosse frenata dalla politicità del racconto. Poi naturalmente è la solita storia dell’uomo solo contro tutti, con gli automatismi obbligati che rendono meccanico l’intreccio. Ma non ci sono concessioni al sentimentalismo, e nemmeno storielline amorose parallele, insomma niente concessioni al genere Rivombrosa. Ci voleva buona volontà, per vederlo, alla fine di giugno, fra un Portogallo-Inghilterra e un Francia-Grecia. Attori sconosciuti al grande pubblico, ma in genere bravi. Niente tempi morti, niente elegie, niente crepuscolarismo in riva al Po. Presentato su una delle due reti pubbliche principali, avrebbe forse scatenato la discussione. Tanto varrà aspettare ancora un po’ e poi farlo passare nuovamente. Replica per replica, meglio replicare qualcosa di cui non ci si vergogna.

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