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Mercoledì in trincea

24/06/2004

Se qualcuno ha visto "Band of Brothers" alla prima uscita sugli schermi di Mediaset, approfittare della replica è un’opportunità (Rete 4, mercoledì, seconda serata). Se non l’ha visto, è un obbligo. Dieci film, prodotti da Steven Spielberg e Tom Hanks, un lungo spin-off di "Salvate il soldato Ryan", un pool di registi capitanati da Hanks: ma queste sono pippette per specialisti, perché poi uno si mette sul divano e che cosa vede? Vede uno dei telefilm più hard boiled mai apparsi in tv. Storia molto classica, la compagnia aviotrasportata che fa l’addestramento in Georgia, il D-Day, il dirty job da fare casa per casa sul continente. Roba per psicologie strutturate, perché a parte le interruzioni pubblicitarie e poche sequenze ospedaliere o di riposo dopo la battaglia, "Band of Brothers" è un film che si vede a chiappe strette. Una tensione continua, che non si scioglie mai. Trincee, incursioni, agguati, bombardamenti, esplosioni. Che il D-Day e l’avanzata contro i tedeschi nel 1944-45 fossero stati una faccenda micidiale lo si era visto grazie a Spielberg. Ma "Private Ryan" era spaventoso per i primi 20 minuti, poi diventava un film di genere; "Band of Brothers" (citazione da Shakespeare, "Enrico V") è più opprimente, ossessivo, livido. Ci si mette davanti alla tv con l’animo di chi rispetta un dovere d’ufficio, perché nessuno sano di mente può rovinarsi la seconda serata in questo modo, e si assiste all’incubo. Morti, feriti, sparatorie che non finiscono mai, assalti praticamente suicidi, difese a oltranza, il solito quartier generale di dementi che ordina la mission impossible. E sullo sfondo, a battaglia conclusa, i fuochi lugubri che bruciano le case. Soltanto dopo la liberazione di una città, mentre i soldati della Easy Company vanno in giro con l’aria spossata dei vincitori, ci si distende un po’: un soldato offre un pezzo di cioccolata a un bambino; quello la guarda con aria diffidente; il padre spiega: «Non l’ha mai vista». Quando il bimbo affonda gli incisivi nella tavoletta e si intuisce la dissolvenza finale, scoppiate in singhiozzi anche voi cinici che vi siete molto divertiti per la chiraccata del mancato invito a Berlusconi all’anniversario del D-Day, ma anche voi pacifisti, no global e antiamericani, perché in quel momento lì, altro che storie, l’America è l’America.

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