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Si è ammosciato il Molleggiato

18/11/2005

Non sarebbe finito in gloria, "Rockpolitik", se Adriano Celentano non avesse cannato l’ultima canzone, fermandosi e lasciando via libera ai titoli di coda: «Stop, stop, sei davanti e mi copri le parole», perché non vedeva il gobbo. Ma nella terza puntata aveva sbagliato anche "Una carezza in un pugno", a riprova di una propensione storica all’inceppamento: si bloccò anche nel 1966 a Sanremo, subito dopo l’avvio del "Ragazzo della via Gluck", e si discusse per giorni se l’avesse fatto apposta o no (le giurie, per non sapere né leggere né scrivere, lo eliminarono in prima serata). Quindi una controstoria di "Rockpolitik" dovrebbe prescindere dalle esibizioni di Adriano. Anche perché sulle pagine dei giornali non sembra sia stata accennata la questione vera: e cioè chissenefrega di ciò che Celentano giudica "rock" o "lento". Il pubblico di Brugherio applaudiva tutte le ovvietà possibili, e cioè che ciò che è buono fa bene, e ciò che è cattivo fa male. Invece le cose migliori vengono dall’imprevisto. Non soltanto Maurizio Crozza, uno che surclassa tutti, quando ha fatto "Zapatero" e nell’ultima puntata il "Gipsy King Mix" sul ritorno della proporzionale: «Yo no credevo possibile che in questa mi vita / yo ritornavo nel tiempo in cui c’era De Mita». Ma soprattutto quando è stato veramente maligno filosoficamente, a proposito dell’imperfetta evoluzione umana: «Tremila anni fa c’era Platone… Oggi c’è Buttiglione». Fra gli imprevisti veramente imprevisti, "epocale" invece lo scaracchio di Patti Smith nel mezzo di "Because the Night". Quanto a Celentano, l’imprevedibile è stato come sempre particolarmente prevedibile. Cioè attento ai soliti funambolismi, facendo il paraculo un po’ di qua e un po’ di là, e destreggiandosi tra Dario Fo, «che sarebbe il sindaco giusto per questa città», e il Contratto con gli italiani, «che qui c’è scritto che sarebbe lento, ma a suo tempo sarebbe stato anche rock». Che le quattro puntate di "Rockpolitik" siano state effettivamente di sinistra è accertato non proprio in base agli ospiti come Roberto Benigni e Sabina Guzzanti, ma per l’accoglienza del pubblico, capace di fischiare anche solo la gigantografia di Silvio Berlusconi. Fosse venuto, il Cavaliere, chissà che sarebbe successo. Magari lo applaudivano. Naturalmente, Adriano è stato alla propria altezza e ha bassamente concluso che non sa per chi votare. Come uomo contro se ne sono visti di più cattivi.

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