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Che strambate con il Timoniere Massimo

07/07/2005

Non c’è dubbio che imbarcando il barcaiolo Massimo D’Alema a commentare le regate preparatorie della Coppa America a Valencia, La7 ha fatto un colpo mediatico di classe. Figurarsi, il presidente dei Democratici di sinistra, non un politico qualunque. E poi un velista di quelli formidabili: quando il compagno Massimo torna dalle vacanze estive e batte le feste dell’Unità, espone un’abbronzatura di quelle da vero lupo di mare. Sole, salsedine, acqua, vento, un volto invidiabilmente marinaro conciato dagli elementi. Quindi c’era una certa attesa di vederlo insieme con Paolo Cecinelli e lo specialista di vela Luca Bontempelli. Non tanto perché importi niente a nessuno della vela guardata in televisione, delle strambate, del boma, del tangone, dello spinnaker e compagnia bella (ciò che gli italiani medi sanno della vela lo hanno imparato soprattutto da Teo Teocoli nella storica imitazione di Cino Ricci). La curiosità principale riguardava invece proprio l’homo televisivus D’Alema e la sua qualità di commentatore. Con un retropensiero un tantino preoccupato, perché l’eventuale successo di D’Alema poteva essere l’avvio di un’invasione politica nelle cronache sportive. Immaginare Gianfranco Fini che commenta un derby all’Olimpico per Sky, o Walter Veltroni che annota tecnicamente un match della Juventus è a priori inquietante. Noi siamo di quelli che prediligono la tecnica: lo sport è una disciplina fatta di regole, abilità, competenze, gesti specialistici, doti peculiari. Ogni volta che i cronisti di calcio esclamano "incredibile!", e succede ogni tre minuti, ci viene voglia di fracassare il televisore, perché nulla è incredibile, tutto è capacità tecniche, anche quando sembrano o sono invenzioni. Detto questo, D’Alema se l’è cavata. «Al netto», come direbbe lui del solito sussiego, e della tentazione sempre visibile di spiegare a uno skipper come si fa lo skipper, l’uomo di mare Massimo ha dato un contributo qualificato. Però, amici della Sette, non inflazionate. Non inflazionate D’Alema e non inflazionate i politici nello sport e in altri settori dell’intrattenimento. Una buona idea è buona finché non viene logorata dalla ripetizione. Prossimamente il lupo di mare D’Alema dovrà affrontare mari e marosi pericolosi. Lasciamolo quindi alla politica: perché può darsi che alla fine di molte strambate si arrivi davvero all’ultima spiaggia, e ci vogliono skipper con il tangone in regola.

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