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Italian Pop Graffiti

23/06/2005

E allora che cosa accadrà di musicale nell’estate che arriva? "Senti l’estate che torna", cantavano le Orme un millennio fa. L’estate 2005 potrebbe essere pronta a un tormentone di culto, con il "Feel Good Inc." dei Gorillaz. Troppo sofisticato? Volete il divertissement di Simone Cristicchi, quello di "Vorrei cantare come Biagio", nel senso di Antonacci? Oppure il pop ricercato del "Maggese" di Cesare Cremonini? Magari i più viziosi possono anche dedicarsi al vintage di Alberto Fortis, "Fiori sullo schermo futuro", per sentire di nuovo una voce che di tanto in tanto esce ancora dalle radio e dagli anni Ottanta con le vecchie e irresistibili note di "Settembre". Se prima di darsi alle musiche e musichette estive si vuole approfondire la "filosofia" della musica dell’estate, è d’obbligo uno sguardo al libro di Enzo Gentile "Legata a un granello di sabbia", pubblicato in questi giorni dall’editore milanese Melampo (182 pagine, 10 euro). Gentile è un talento eclettico. "hendrixiano militante" per autocertificazione, lo si potrebbe definire un agitatore culturale: perché oltre che giornalista e musicofilo, la sua è una biografia di scrittore, collezionista, curatore di mostre, direttore artistico di rassegne e di eventi come il Mantova Musica Festival, collaboratore della "Repubblica" e altri giornali, radio, iniziative editoriali. Il suo libro porta come sottotitolo "Storie e amori, costume e società nelle canzoni italiane dell’estate", e questo potrebbe assomigliare a una dichiarazione programmatica. Nella sua prefazione, infatti, Gianni Mura scrive: «Cantagiro, Disco per l’Estate, Festivalbar ci dicono che un tempo in Italia c’erano i dischi e c’erano i bar (ci sono anche adesso ma sono diversi). C’era, aggiungerei, una visione della musica (leggera, si capisce, è quella che pesa meno) che portava a un ascolto condiviso. Mangiadischi, juke box, di questo si parla». Ma a dispetto delle apparenze, fortunatamente Gentile non sociologizza, preferisce una ricognizione quasi materiale di quegli oggetti d’epoca chiamati canzoni. Anzi, se si vuole una prima impressione del suo libro, un’idea visiva, conviene aprirlo nella sezione che raccoglie 80 copertine a colori di 45 giri "estatici", alcuni celebri, molti altri ormai dimenticati. Si può trovare un’immagine quasi softcore, dati i tempi, di "Sei diventata nera", uno dei terribili hit di Edoardo Vianello, nell’esecuzione dei Marcellos Ferial, quelli che avevano tradotto anche "Cuando calienta el sol". Geniale la canzone perfettamente estiva "Appuntamento sulla neve" di Piero Focaccia, ambientata su una barca con remo e salvagente. Indimenticabile "Imparerò a nuotare" di Carmen Villani, ma anche i peccati canzonettari della grande Mina, roba tipo "Un buco nella sabbia" o "La ragazza dell’ombrellone". A leggere le storie di Gentile, con le testimonianze di Ricky Gianco e di Shel Shapiro, di Mino Reitano, o dei Dik Dik e dei New Trolls, ci si accorge che la musica di allora qualcosina del clima dell’epoca lo raccoglieva, lo traduceva in consapevolezza di massa. Ma se invece non si vuole nessuna contaminazione sociologica, conviene usare il libro di Gentile come un catalogo, un repertorio (nel senso che è anche un’enciclopedia di reperti, se non di reliquie, da "St. Tropez Twist" fino a "Supercafone"). Con alcune preziosità filologiche come quella che racconta la storia di "Speedy Gonzales", importata da Peppino Di Capri dopo che era stata condotta al successo da Pat Boone: «Costui ha ascoltato quel brano, in cui compare la voce del cartone animato, nel 1961 da un cantante americano, David Dante, che ne ha fatto un hit nelle Filippine. Questo il tortuoso, ma vincente percorso di un’allegra scampagnata in musica…».

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