Sono due anni che gli ortodossi berlusconiani del centrodestra si chiedono «ma che vuole Follini?». Per gli idolatri di Berlusconi, la presunta irriconoscenza dei neodemocristiani, con l’autentica "ingratitudine" di Marco Follini, è perfettamente incomprensibile. I centristi cattolici dovrebbero limitarsi a manifestare il loro eterno ringraziamento a Silvio Berlusconi, che ha offerto loro riparo, rappresentatività, potere e consenso, e anzi di più, la stessa possibilità di esistere in quanto forza politica. Ma proprio la politica ha ragioni che il cuore non conosce e il mistero doloroso del leader dell’Udc si può spiegare proprio esaminando gli obiettivi politici delle sue scelte. Di obiettivi se ne possono infatti individuare almeno tre: il primo di essi, per usare le parole della retorica berlusconiana, è "alto e nobile"; gli altri due sono bassi e spregevoli, almeno secondo i berluscones più devoti, anche se comprensibili e spiegabilissimi in chiave strategica. La prima finalità Follini l’ha espressa un’infinità di volte: non è possibile che il baricentro della Casa delle libertà oscilli sempre più pericolosamente dalla parte della Lega. Ci vuole un riequilibrio, altrimenti il centrodestra cambia la sua natura, non è più la casa dei moderati ma la casa degli estremisti. Un cattolico come Follini (ma anche come il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) non può accettare facilmente che la coalizione cui appartiene scivoli via via a destra con una deriva liberista e devolutiva che non appartiene alla cultura della mediazione che da sempre caratterizza la democristianità. Il fatto è che Berlusconi da questo orecchio non ci sente. Il suo disinteresse pratico per le disquisizioni politico-culturali è tale da non capire nemmeno le obiezioni di Follini. Ha gestito a lungo il rapporto con Umberto Bossi con le cene del lunedì sera ad Arcore, «concedendogli tutto ogni volta», come confessò in diverse occasioni Follini, perché concedergli tutto era l’unico modo per evitare il fastidio delle richieste politiche di Bossi e delle sue affabulazioni mitico-magiche. Quindi ha sempre considerato le argomentazioni di Follini come elucubrazioni incomprensibili, fumisterie provenienti dagli ultimi fuochi della prima Repubblica. Naturalmente le considerazioni di Follini erano invece il punto qualificante della polemica interna alla Cdl, soprattutto per i riflessi che la deriva nordista aveva in tema di riforme costituzionali (ma senza trascurare le ripercussioni che ha avuto sulla politica economica del governo, e i contraccolpi che ha avuto nel Centro-sud). Di questo si tratta dunque secondo Follini: di trovare all’interno della Cdl una composizione che sintetizzi le posizioni federal-liberiste e nazional-centraliste presenti nel centrodestra. Per l’empirismo assoluto di Berlusconi, una sofisticheria incomprensibile. Ed è anche per questa incomunicabilità che vengono in luce le altre due finalità di Follini (e Casini), i due obiettivi un po’ meno alti e un po’ meno nobili, ma politicamente rilevanti. Il primo obiettivo consiste naturalmente nel tenere alta la tensione e quindi intensificare il ruolo politico e la visibilità del suo partito, che non a caso appare in netta crescita nei sondaggi dopo lo scatenamento della crisi di governo. D’altronde, la minaccia berlusconiana di arrivare al voto "espellendo" il partito di Follini sembra un’arma spuntata, dal momento che in termini di potenziale di coalizione nei collegi l’Udc vale quanto la Lega (ossia senza i voti neodemocristiani la Cdl perderebbe le elezioni senza scampo). Ovviamente il capo di Forza Italia minaccia l’Udc di portare via tutti i suoi voti, ma non è detto che si tratti di un’operazione scontata: il Berlusconi del 2005 non è più il Berlusconi del 2001, non è il vincitore per diritto divino. Quindi non è affatto detto che le sue minacce si avverino meccanicamente. Infine, proprio per queste ragioni, l’ultimo obiettivo di Follini & C. è il più rischioso. Consiste nel ridimensionare Berlusconi. Logorarlo. Relativizzarlo. Fare diventare Re Silvio una fra le ipotesi di leadership del centrodestra. Questa per i berlusconiani puri è la finalità più ignobile. Ma la politica è politica, e non prevede la gratitudine come modello comportamentale obbligato. Anzi, dopo le regionali, il risultato più vero è che Berlusconi è sceso dal trono: e Follini, con i suoi ingrati, vede complicarsi il futuro in modo promettente.
28/04/2005