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Quel Porrà è un bomber di razza

28/04/2005

Vista una puntata clamorosa del programma cult di Giorgio Porrà "Lo sciagurato Egidio" (Sky, 8 aprile), dedicata più o meno alle relazioni proprie e improprie fra canzoni popolari e calcio. Dopo un avvio di maniera, con l’Antonello Venditti di "Grazie Roma" e il fisiologico De Gregori sulla paura di tirare il calcio di rigore e teoria metafisica soprastante (non è da queste cose che si giudica un giocatore, continua a dire lui, ma il dubbio rimane), ecco 40 minuti di grande tv documentaria, a partire da un libro, "Un’estate con Chet", di Massimo Basile e Gianluca Monastra: con recensione strepitosa recitata dall’ex centravanti Gianluca Vialli, che esordiva con la confessione straniante «La musica di Chet Baker mi ha sempre dato emozioni violentissime». Sullo sfondo, all’epoca dell’arresto del jazzista in Versilia, immagini della Fiorentina scudettata. E soprattutto sequenze indimenticabili di Baker che accenna con la voce "Almost Blue". Dopo di che, intermezzi pop e momenti di sobria nostalgia, inframezzati da Paolo Conte che allude alla «genialità di uno Schiaffino», e un’intervista a Franco Battiato memore di quando gli toccò di marcare Pietro Anastasi, mentre scorre il bianco e nero della girata brasiliana (che Gianni Brera paragonò allo stile del grandissimo Leonidas del 1938), con cui nell’anno 1968, proprio quello della leva calcistica di De Gregori, il sicilianuzzo fissa il due a zero nella finale contro la Jugoslavia ipotecando il campionato europeo. Mettiamoci ancora Dario Fo e Paolo Rossi, e poi Rita Pavone a ricordare i tempi di Charles e Sivori (con filmati che mostravano come il gallese fosse anche capace nel tocco), quando lei cantava "La partita di pallone" di Rossi-Vianello, perché-perché-la-domenica-mi-lasci-sempre-sola; per finire con il Quartetto Cetra, "Che centrattacco!". Applausi. Un programma di velocità, di allusioni, di documenti, di misura, con una ricerca sofisticata sul corredo musicologico, citando perfino il Battisti semisconosciuto di "Un anno di più" («Io giocavo al pallone, sono il solito scarpone»); gestito al meglio da un Porrà che non legge il gobbo, improvvisa o si è preparato benissmo, sociologizza il giusto, allude un po’, spiega ma non rompe, sicché uno dice: ma perché c’è solo "Lo sciagurato Egidio", a fare queste cose?

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