gli articoli L'Espresso/

La velina dà solo baci accademici

03/03/2005

Per capire la televisione non bisogna credere alla televisione, alle dichiarazioni sulla qualità, alle intenzioni dichiarate. Conviene guardare i programmi di connettivo, della mattina, del primo pomeriggio, del preserale. Solo così, nelle trasmissioni di intrattenimento sfigatone, che naturalmente comprende anche i divi della tv diurna (i Cucuzza, le Clerici, ma anche le Venier e i Giletti), è possibile capire la massima di David Letterman «tv is shit». In un qualsiasi studio mattutino o pomeridiano sfilano i protagonisti della cacca televisiva contemporanea, capeggiati dai professionisti e dalle professioniste dell’ospitata, quelli che come Alessia Merz hanno capito che non serve sapere fare qualcosa, l’importante è «saper stare in televisione». In un programma come "Verissimo", qualche settimana fa si è visto un servizio sul mestiere della velina come opportunità per le giovani italiane di oggi. Tutto questo detto seriamente, come se effettivamente potesse essere previsto un corso, uno stage, un esame di Stato, e realisticamente uno "sbocco" professionale. Anzi, forse qualcuno dell’entourage psico-pedo della ministra Moratti ci avrà pensato: ottimo, ecco la formazione professionale del Terzo Millennio, nel postindustriale estremo, diventa velina, ce la puoi fare (nota a margine: ricordarsi di controllare se ne parla il pamphlet utilmente reazionario di Paola Mastrocola "La scuola raccontata al mio cane"). Ma per restare alla tv, bisogna mettere a fuoco che l’universo semantico è quello intercettato con i suoi gesti situazionisti da Carlo Freccero, l’uomo che spedì Flavia Vento sotto una tavola, perfetta donna oggetto; ma che forse non avrebbe previsto, nemmeno lui che la Vento suddetta si sarebbe messa in testa idee politiche e la voglia di ventilarle. Grave errore. Il destino del freak è di diventare televisivamente un superfreak, e poi di togliere il disturbo o rintanarsi nelle nicchie (vedi Chiambretti, vedi lo stesso Arbore). Ma i freak se si illudono di poter "stare in televisione" anche in programmi tematici, specialistici, sono dolori. Ogni volta che appare sulla poltroncina di "Controcampo", Elisabetta Canalis, starlet spaziale e inidonea al professionismo, induce tutti a chiedersi se la crisi di Bobo dipendesse dal sinusoide della loro relazione. Ma se la svippata e anche lo svippato reclamano una loro "professionalità", tranquilli che tutto finisce in vacca, absit iniuria.

Facebook Twitter Google Email Email