Vedi alla voce del verbo imbattersi. Perché ci si può imbattere anche in prodotti molto, ma molto, brillanti. Per esempio, ci vuole una grande determinazione, ma se uno si butta verso le 23 su Bbc Prime, trova un serial intitolato "Trust", che è uno dei programmi televisivi migliori che si siano visti negli ultimi anni. Certo occorre molta buona volontà anche supplementare, perché questa fiction è solo sottotitolata: ma tanto vale approfittarne per migliorare la pronuncia inglese standard. Sulle prime, "Trust" è il rifacimento di una qualsiasi moderna serie americana dedicata agli avvocati, da "Avvocati a Los Angeles" in poi. Ci vorrà qualcuno che spieghi, una volta o l’altra, per quale ragione l’immaginario anglosassone è occupato così sistematicamente da questa categoria professionale. Ma qui siamo in Inghilterra, a Londra, nel cuore della City: e allora qualche vibrazione diversa si sente. Le storie sembrerebbero sempre quelle: difficoltà di far coesistere la professione, la famiglia, la carriera e l’amore, drammi provocati dalla rivalità con i colleghi nella corsa a diventare associati, trattative e transazioni giuridiche di colossale difficoltà anche morale, oltre che legale. La specificità di "Trust" deriva allora da due caratteristiche: da un lato la sua totale inglesità, con dialoghi perfetti, gestione e tenuta dei conflitti in modo estremamente cool, tocchi di multiculturalismo e di società assai aperta (uno dei personaggi positivi, che non sacrifica la vita alla carriera, è un gay); dall’altro la grandissima qualità tecnica e professionale del prodotto. Diretto da John Strickland, "Trust" ha per protagonisti Robson Green, nella parte del capo del pool di avvocati, e Sarah Parish, attrice non bellissima ma affascinante, magnificamente nel ruolo. Ma tutti gli attori del serial sono di ottima qualità, i dialoghi sono ritmati, e nell’insieme si apprezza la Londra sincopata, la metropoli "yuppified" e "multicultural". A paragonare il serial inglese con certi prodotti italiani, con recitazioni molto provinciali e sociologie improbabili, viene voglia di invitare qualche rete ad acquistarne i diritti e a tradurlo. Ma poi lo manderebbero in onda a orari piuttosto improbabili (come succedeva anni fa con un altro meraviglioso serial, "In tribunale con Lynn", che praticamente nessuno poté vedere, se non in certi lenti pomeriggi d’estate, e poi mai più: ed era un capolavoro).
14/09/2006