L’ultimo gran premio di Fomula uno, disputato a Budapest, è stato un esempio di come le gare automobilistiche potrebbero e dovrebbero essere. Si sa infatti che da tempo la Formula uno offre poche emozioni. Non si vede competizione, non ci sono sorpassi, lo stesso Briatore ha concluso che qualcuno del Barnum dovrebbe cominciare a chiedersi le ragioni del crollo di spettatori. Ma a Budapest, ottima telecronaca della Rai, si è visto di tutto. Alonso e Schumacher penalizzati dopo le prove, in modo da movimentare la corsa. E poi una gara dominata dal caso, che assomigliava a un videogioco da incubo. Un bell’acquazzone, così si vede chi sa guidare. E quando sembrava che lo spagnolo Alonso avesse messo tutti in fila, ecco che uno spettacolare incidente, un tamponamento di Raikkonen, riempie di rottami la pista, costringendo la safety car a mettere tutti in fila (e quindi si torna in condizioni praticamente di parità). Il clou sembrava raggiunto allorché i meccanici di Alonso hanno sbagliato durante il pit stop e non sono riusciti ad avvitargli la ruota posteriore destra, che difatti alla prima curva si è staccata; ma invece c’è stato un ulteriore dramma, quando a tre giri dalla fine Schumacher si è fermato con una sospensione rotta, dopo avere fatto a ruotate con chiunque cercava di sorpassarlo. A quel punto si è capito che cambiando i regolamenti la Formula uno non cambierà mai: ci vogliono rimedi molto più efficaci. Occorrerà passare al gran premio interattivo: pulsante verde, acqua in pista; pulsante rosso, pit stop obbligatorio per chi è in testa. Devono partecipare tutti, spettatori sulle tribune e spettatori sulle poltrone. Basta un telecomando, e via. Certo ci sarebbero le obiezioni dettate dalla presunta natura sportiva delle gare: ma insomma, ci vuole poco a capire che la Formula uno non è sport, è spettacolo. E spettacolo televisivo, per giunta. Quindi, se dev’essere show, non ci si fermi davanti alle perplessità di piloti, case automobilistiche, esperti. Pensate alla soddisfazione di tirare secchiate d’acqua virtuali che diventano reali, di mandare fuori strada chi sta vincendo: lo si è fatto sempre, con la forza del pensiero, nutrendo idee antisportive tipo: speriamo che all’avversaria della Ferrari scoppi il motore all’ultimo giro. Benissimo, basta un poco di fantasia in più, e la Formula uno diventa quel magnifico videogioco che è ormai solo in rarissime occasioni.
24/08/2006