gli articoli L'Espresso/

Qull’impolitico a destra di Silvio

17/08/2006

Sarebbe facile liquidare il confronto fra Berlusconi e Murdoch dicendo semplicemente che il confronto non c’è. Il Cavaliere resta un leader regionale, un imprenditore ricco ma a definizione di confine controllata, mentre il magnate australiano è un tycoon globale. Se ha voluto trovare una collocazione internazionale, Berlusconi ha dovuto capitalizzare il suo ruolo politico: imprenditore nato con i favori della politica, il tycoon di casa nostra ha invaso la scena pubblica mentre il sistema era alla demolizione. Da lì ha costruito la sua figura di mediatore, cultore della photo opportunity con i potenti, autore di storiche pacche sulle spalle all’amico Putin e all’amico Bush, talentuoso istrione ai tempi della bandana con Cherie Blair. Sulla credibilità del suo ruolo di insider fra i grandi, animatore ufficioso dei summit o infiltrato tollerato, nessuno ha mai verificato con giudizi equilibrati. Era comunque il caso esemplare dell’imprenditore che si butta in politica: originale, inventivo, fantasioso, ma autore di uno scarto rispetto alla norma secondo cui i businessmen restano sullo sfondo, assecondando e condizionando gli equilibri politici, ma senza scavalcare i limiti ufficiali del proprio ruolo. Mentre lo squalo australiano è ad un tempo più tradizionale in politica e più estremo nella dimensione imprenditoriale. Nato come editore nel crogiuolo dei "junk papers" inglesi, è riuscito a far diventare la propria editoria il veicolo popolare dell’ideologia thatcheriana, quella rivoluzione conservatrice non riconducibile alla destra classica che ha scosso dalle fondamenta il Regno Unito tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta. Berlusconi ha fruito del sostegno del proprio impero televisivo durante la sua parabola politica, Murdoch invece ha ragionato per tutta la sua carriera in chiave di mercato. Intrinsecamente conservatore, l’iper editore australiano ha creato, con Fox News, una rete mondiale a sostegno del complesso ideologico bushista, cioè della nuova destra americana neocon. E se le reti di Berlusconi sono uno strumento politico diretto, il terreno di coltura del suo elettorato medio, nella provincia italiana la murdochiana Sky è una piattaforma senza aggettivi politici, e Sky Tg24 un organo di informazione che guarda con interesse al modernismo di certi settori di centrosinistra, quelli più orientati verso il Partito democratico. Perché alla fine, nella provincia nostrana, l’intreccio fra politica e mercato è la condizione costitutiva dell’editoria, particolarmente televisiva. Nell’orizzonte globale, vale il detto di Bill Clinton: «It’s the economy, stupid». È il mercato, bellezza, e nella postpolitica contemporanea il resto è chiacchiera.

Facebook Twitter Google Email Email