Si trovano talvolta quasi per caso certe chicche, sulla Rai. Nella terza serata di martedì 25, su Raidue, per la serie di Giovanni Minoli "La storia siamo noi", è andato in onda un film di Emilia Brandi e Andrea D’Ascenzi, "Crociera & delizia". Il documentario è il risultato di tre settimane sulle navi da intrattenimento. Si vedeva quindi l’ambiente della crociera, raccontato dai passeggeri, dal personale di bordo, dagli ufficiali e dal comandante. Un mondo a parte. Nelle parole di un crocierista: «La crociera? Significa fare tantissime file, mangiare in modo approssimativo, ma molto, e rilassarsi». Ancora più secca la definizione di un cantante di bordo: «Qui siamo in un reality». In effetti a vedere una delle grandi navi di Costa Crociere, o della flotta Msc, c’è da rimanere impressionati: bestioni di quasi 100 mila tonnellate di stazza (con prezzi che possono superare i 400 milioni di euro), che portano per mare migliaia di persone. Sono macchine da divertimento programmato, con il casinò, il karaoke, il pianobar, gli animatori, le piscine, l’idromassaggio, le piste da ballo e soprattutto i ristoranti, presi d’assalto nei cinque pasti quotidiani (diverso è il caso della SilverSea, con piccole navi che fanno il giro del mondo imbarcando un numero limitato di passeggeri di fascia alta o altissima, in uno stile simile a quello di un esclusivo grand hotel marino). Ma ancora più che il turismo di massa itinerante per mare, il programma è riuscito a descrivere bene l’ingente portata economica di un settore in crescita esponenziale (a partire dalla costruzione delle navi nei bacini della Fincantieri) e a dare un tocco fra l’ironia e la nostalgia quando ha fatto raccontare a chi lavora sulle navi la vita di bordo. Il comandante, che si considera una specie di sindaco di un comune galleggiante, e partecipa a tutte le fasi della giornata, senza negarsi le danze serali; e poi ufficiali, funzionari, cuochi, macchinisti, camerieri, inservienti. Fino al caso piuttosto straordinario dell’addetto alle macchine che ha ottenuto dalla sua compagnia una deroga per farsi accompagnare sulla nave dalla moglie, che confessa: «Il momento migliore della crociera? Quando si scende nei porti e si va in città. Vede, io non ho un ruolo sulla nave. Sono solo una wob, wife on board». L’inutilità assoluta. Ma anche il complemento migliore per la vita sospesa, artificiale, temporanea delle crociere.
03/08/2006