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Aria fresca di prima Matinée

13/07/2006

Ad accendere la tv di mattina tutti temono di trovare programmi di sottofondo, roba colorata da non seguire e non guardare: un accompagnamento insensato, con facce note soltanto a chi segue quei programmi, e contenuti spaventosi. Poi invece c’è qualcuno che tenta di sperimentare: ad esempio, su Raidue c’è un programma quotidiano alle 11, intitolato "Matinée" sottotitolato "La tv che si ascolta". È una trasmissione firmata da Marco Giusti, uno degli ultimi autori tv con una sua idea di spettacolo e di intrattenimento. Ed è anche un tentativo di "fare radio in tv", come da sottotitolo, cercando di mutuare la lezione di Fiorello, portando in televisione la "verità" della radio. Conduce Max Giusti (evidentemente c’è un’inflazione di Giusti, un giustizialismo da piccolo schermo), che fa le sue imitazioni classiche (Biscardi, Lotito), affiancato dalla iena Sabrina Nobile. Il senso del programma è sintetizzato dall’idea di occupare la cosiddetta "fascia Guardì", trasformando la tv per un pubblico fin troppo prevedibile in uno show semplice e "friendly". Ma è un programma moderno, strutturato all’incirca come un magazine. Maria Cuffaro scandaglia su Internet i giornali stranieri; una volta la settimana il critico musicale Paolo Zaccagnini tiene una rubrica di ottima fattura sul rock. La conduttrice Nobile apre ogni giorno una rubrica di segnalazioni librarie. Sembrerà incredibile una rubrica di libri su una rete generalista intorno a mezzogiorno, ma così è: si tratta di un messaggio esplicito che dice che la tv può consentirsi invenzioni trasgressive. Infine lo stesso Giusti (Marco) apre uno scorcio sul cinema, offrendo sprazzi del suo metodo critico (poco linguaggio specialistico e attenzione disincantata ai prodotti e al mercato). Che "Matinée" abbia un suo successo almeno di critica è dimostrato dagli ospiti che sono intervenuti (Arbore, Baudo): ed è un segnale che si può provare a fare infotainment in modo gradevole e moderno. Insomma, c’è sempre una possibilità evolutiva: non è necessario né obbligatorio riproporre sempre gli stessi format. Il che apre qualche speranza sul fatto che le ingenti risorse della Rai vengano finalmente utilizzate (non dimentichiamo che in qualche bugigattolo del servizio pubblico Carlo Freccero sta ritagliando le figurine). Un po’ d’aria fresca, dopo la tv dei servizietti pubblici, è sempre benvenuta.

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