Vedete come sono avventurati questi tempi: quasi quasi ci tocca difendere anche Mara Venier. Quante volte l’abbiamo sfottuta, quante volte abbiamo criticato con severità forse eccessiva la sua mondanità fin troppo famigliare e domestica. Non ci piaceva il suo look da casalinga in festa. Non ci andava giù che a ogni serata pubblica la si trovasse a fare il trenino sulle note delle canzoni che ovviamente rappresentano la colonna sonora della nostra vita, e blablà, e che naturalmente ci hanno scassato i cosiddetti. Adesso però la signora Venier è al centro di un dilemma cosmico, almeno per noi, perché sostanzialmente l’hanno cacciata da "Domenica In". Per favore, evitare di rispondere immediatamente "chissenefrega". Il programma domenicale è un rito che per le fasce classiche dell’Auditel costituisce un appuntamento di grande rilevanza. Un punto di equilibrio politico delicatissimo. Un assetto che deve rispettare tutto il manuale Cencelli della Rai e della politica. Dunque, se qualcuno ci mette dentro le mani, o mette i piedi nel piatto, non è una questione di banale intrattenimento e della sua gestione. È un affare politico. Tanto più a tenere conto di alcuni fattori di grande rilievo. Calcoliamo innanzitutto che almeno nella versione della Venier la decisione sarebbe stata presa dal direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, notoriamente facente riferimento all’area di centrodestra, il quale avrebbe accampato misteriose pressioni del Vaticano a favore di una mezza-suora-mezza-vamp che piacerebbe di più nelle stanze petrine. Del Noce ha smentito, qualcuno giudica la vicenda irrealistica, ma noi non riusciamo a dimenticare che il Vaticano c’entra spesso: c’è di mezzo un religioso perfino nelle intercettazioni di Luciano Moggi, che più o meno infatti dice: nun me piasce, quel prete intrallazzone; io so’ religioso, ma quel prete nun me va gù. Quindi nessuna sorpresa se il Vaticano avesse fatto sapere che la cerimonia di "Domenica In" meritava altre conduttrici invece della laicista Venier. Immolarsi per Mara, allora? Decidete voi. Certo, sarebbe piuttosto strano che la rivoluzione della Rai dovesse cominciare proprio dalla Venier. Conviene seguire bene la vicenda, anche perché, rivoluzione per rivoluzione, e lottizzazione per lottizzazione, sarebbe più divertente una conduttrice esplicitamente prodiana, o di Rifondazione comunista: oppure dei Comunisti italiani. Avanti Auditel, alla riscossa.
22/06/2006