Ogni volta che si sente parlare di servizio pubblico, viene voglia di mettere mano alla pistola. Un passo indietro: nel centrosinistra c’è una tesi prevalente, secondo cui il duopolio va certamente ridimensionato, e quindi la Rai privatizzata, ma mantenendo una rete dedicata al servizio pubblico. Che cosa sia il servizio pubblico, intanto, nessuno lo sa. Forse le dirette televisive dei congressi di partito, delle grandi sedute parlamentari, delle manifestazioni sindacali di massa. E poi programmi in prima serata con l’opera lirica, i concerti, la prosa, la cultura, molto Piero Angela. Tutte storie. Chi ha seguito uno dei grandi momenti della religione democratica e istituzionale del nostro paese, cioè l’elezione del presidente della Repubblica, non può non avere condiviso il giudizio di Aldo Grasso: il migliore servizio pubblico l’ha fatto Sky Tg 24 (vale a dire un canale rigorosamente privato e quindi senza alcuna responsabilità istituzionale). Proprio mentre si svolgeva lo spoglio della votazione che ha portato all’elezione di Giorgio Napolitano, la Rai mandava in onda interviste di Anna La Rosa ad alcuni personaggi politici minori, particolarmente desiderosi di apparire; le reti Mediaset mostravano il loro tradizionale disinteresse (ma non si può fargliene colpa, le tre reti di Silvio Berlusconi devono fare i loro calcoli di mercato senza fisime istituzionali). Se la cavava con decenza La7, anche se una piccola rete corsara potrebbe forse valorizzare meglio la propria capacità di intervenire nella vita pubblica. Su Sky Tg 24 si dava lo spoglio dei voti in diretta, cioè la possibilità di interpretare sul momento ciò che stava accadendo. Insomma, dalle chiacchiere alla sostanza c’è un oceano. Il servizio pubblico è sempre stato lo strumento o l’ideologia dietro cui si è acquattata la lottizzazione. Qualcuno obietterà che il servizio pubblico la Rai lo fa effettivamente in certe ore mattutine, cioè nelle fasce commercialmente meno ambite. Ma questo non cambia la sostanza della questione: se una donna fosse virtuosa durante il giorno e troppo disponibile invece la sera, quando scorrono i soldi e lo champagne, la conclusione sarebbe fin troppo evidente. La virtù non è una faccenda oraria. Ragion per cui, quando la Rai fa i documentari in ore antelucane e la sera programma i reality show, la conclusione è una sola: altro che servizio pubblico, trattasi di mignotta.
01/06/2006