In coincidenza con il centenario della nascita di Roberto Rossellini si sono sentite alcune polemiche di famiglia, poco interessanti: mentre è di qualche interesse cercare di ricostruire l’idea che il regista di "Roma città aperta" si era formato a proposito della televisione. Meritoriamente, Raisat Cinema World ha dedicato l’intera serata dell’8 maggio al mondo cinematografico di Rossellini: sono stati mandati in onda "Il generale Della Rovere" (1959), "La forza e la ragione" (un’intervista del 1971 a Salvador Allende) e un colloquio con Carlo Mazzarella sul set del film "Viva l’Italia". Ma dal punto di vista della riflessione sulla televisione il documento più significativo di quella serata è stato il film di Jean-Louis Comolli (regista e docente di cinema che è stato a lungo caporedattore dei "Cahiers du Cinéma") "L’ultima utopia", che porta come sottotitolo "La televisione secondo Rossellini" (produzione Ina e Vivo Film). Il film di Comolli prende le mosse dal grande, anzi immane, visonario progetto di Rossellini concepito agli inizi degli anni Sessanta per la Fides: una specie di storia generale della civiltà, dalla preistoria al Novecento, in cui si sintetizzasse ciò che conosciamo come il "realismo" di Rossellini. Ciò che sorprende non è tanto la smisurata grandezza del progetto, di cui il regista realizzò soltanto alcuni capitoli (dedicati fra gli altri a Socrate, Agostino d’Ippona, Pascal); ma è piuttosto la sua radicalità. Rossellini si dichiarava infatti contrario allo «spettacolo»: intendeva la televisione come un mezzo che potesse andare al cuore delle cose, alla loro essenza, senza la minima concessione allo show. «Anch’io ho fatto lo spettacolo, in passato, ma ora non lo voglio fare più». Concepiva evidentemente una potenzialità straordinaria nel medium televisivo, e voleva proporre un programma culturale, quasi un manifesto della televisione per la società di massa. Non tanto per sviluppare una pedagogia civile, quanto per modellare le immagini secondo una necessità artistica e culturale irriducibile, scabra, senza nessun orpello. Non era una televisione fuori dalla realtà, era un progetto senza tempo. Oggi, calati come siamo nella tv tutta spettacolo, tutta reality show, il progetto di Rossellini sembra un reperto d’epoca. Lo è infatti, ma con una forza contestativa che offre ancora un metro di giudizio per capire, e magari esecrare, la tv di oggi.
18/05/2006