Ci sono varie forme di dipendenza. Dopo il calciomercato a me è venuta quella della cucina in tv. Ci sono su Sky canali "dedicati", come "Alice" e "RaiSat Gambero rosso", ma si trovano anche sfiziosità micidiali su "Discovery Travel and Living", che ha presentato un programma pazzesco, "Orrori da gustare", in cui il conduttore gira il mondo mangiando ogni schifezza possibile, dai vermi agli hamburger (titolo originale, "Bizarre Foods"); programma con il pregio di mostrare anche ristoranti e mercati fantastici, come la Boqueria di Barcellona, con tutti i suoi prodotti più eccentrici e preziosi, dai "gioielli di toro" al miglior pesce del Mediterraneo (non fate sforzi di fantasia se non sapete che cosa sono i "gioielli": sono proprio loro, quelle cose mascule che hanno dietro i tori). Ma l’esercizio più interessante consiste nel seguire la realizzazione delle ricette da parte dei cuochi, e interpretare il loro linguaggio. Dunque, gli chef in tv di solito esagerano con gli ingredienti; eccedono nella varietà a scapito della linearità. Ma il loro lato più divertente è quello lessicale. Il cuoco, per essere un vero cuoco, deve ripetere ogni due per tre "un attimino", e soprattutto la locuzione "andiamo a". Cioè "andiamo a bollire, andiamo a sbollentare, andiamo a sbianchire". Fra le gag migliori, invece, sentita dall’assistente (una donna) di uno chef che "andava a preparare" la pasta all’uovo, «ora serve qualcosa per tenere uniti i bigoli…». I bigoli. Andiamo a tenerli uniti. A me piace il programma di uno chef giovane, Mario Bacherini, che insegna la cucina di base, senza orpelli. Andate a vederlo, su "Alice", e andrete a imparare qualcosa.
30/07/2009
TELEVISIONE