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Alla Rai i Conti non tornano

19/01/2006

Appunti post-Epifania. Il primo gennaio, un riflesso condizionato induce ad accendere la tivù per ascoltare i valzer mentre si scalda il brodo di cappone. Già, ci si era dimenticati che per qualche motivo Raiuno non si collega più con Vienna, e anche quest’anno ha deciso di infliggerci una specie di concerto "greatest hits" dalla Fenice di Venezia: una cosa sovietica, senza uno straccio di commento, con il direttore d’orchestra in clergyman, con i brani d’opera tipo "Vissi d’arte" annunciati da una sovraimpressione (i cantanti no, evidentemente non urgeva dire chi fossero, e quindi erano condannati all’anonimato, o forse ai titoli di coda). E il pubblico era composto da gente evidentemente digiuna di musica, e quindi prodiga di ovazioni a prescindere, soprattutto per il soprano in vistosa mise rossa e scollatura profonda. Aaaargh! Ridateci il Danubio blu e la marcia di Radetzky. L’insigne pistolata del concerto di Capodanno serviva forse a rivalutare un altro capolavoro di Raiuno, il programma della sera prima, san Silvestro, "L’anno che verrà", di e con Carlo Conti. Il tema della serata era "famo caciara": da Rimini, con un pubblico congelato ma desideroso comunque di esserci, si è assistito a un programma modestamente provinciale, di quelli che alla fine inducono tristezza e voglia di andare a letto prima del botto: Rita Pavone che annuncia il ritiro dalle scene e intanto maltratta un suo vecchio hit, "Cuore", infarcendolo di yeah e altri strani versi; Teddy Reno che alla fine duetta con lei (e pensare che è un signore così elegante), e subito dopo la solita sfilata di mezzi cantanti e mezzi vip, mezze belle donne e mezzi protagonisti. Oltretutto l’orchestra e i cantanti erano mixati malissimo, per cui si sentiva soltanto la voce, in particolare di Al Bano, che è un combattente ma quella sera tendeva troppo al sovracuto sgolato e ondulatorio. Insomma, occhèi che in tv si fa un Capodanno da poveri, ma appunto per questo ci vorrebbe uno spettacolo come Dio comanda, in studio e non su un raggelato palco riminese (il mare d’inverno, si sa). Coraggio, signor servizio pubblico, faccia uno sforzo: lo sa anche lei che quando il pan ci manca ci vogliono brioche e circenses: non bastano Dolcenera e Anna Tatangelo, e nemmeno Alex Britti e Gianluca Grignani. Un po’ di impegno, per favore, altrimenti l’anno prossimo niente brodo di cappone e neanche uno spumantino.

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