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Bagaglino desnudo

14/05/2009
TELEVISIONE

L’abolizione del Bagaglino dagli schermi Mediaset è un segno dei tempi più forte ancora del «ciarpame senza pudore» o del recupero della Resistenza da parte del presidente partigiano (ricordare sempre, per scrupolo filologico, che «e un partigiano come presidente» si deve a Toto Cutugno). Tramonta il varietà arcaicizzante di Pingitore, e cambia l’epoca. Il perché è chiaro: l’Italia televisiva è avanti, irradiata nel futuro digitale, saltellitare, ologrammatico, fantasmatico. Il terremoto ha terremotato anche la tv. Perfino le carampane novantacinquenni gettano un’occhiata al rom vincitore e tombeur del "Grande Fratello": quale sarebbe il motivo per tenere alto lo share del teatrino con le donnine, gli imitatori un po’ cosà, Martufello (c’è ancora Martufello? È mai esistito veramente? Esiste quella Ciociaria pingitoresca?), le false facce da Berlusconi e da D’Alema o Veltroni, e prima Mortadella Prodi, la memoria di Oreste Lionello, ecc. ecc.? E pensare che l’avevano perfino convocato per Putin, il Bagaglino (ma Putin è anche lui figlio di vecchi scenari con mummie, andropovismi, tristi moribondi per raffreddore da politbjuro). Ma adesso no, siamo dentro un’altra fase: ci vuole un SuperBagaglino, come una nuova SuperCazzola, come fosse Antani, o un IperAntani. Figurarsi se l’Imperatore, o Napoleone, si divertiva poi davvero con quelle immaginette da avanspettacolo. La "signora Veronica", di sicuro no. "Fare Futuro", la fondazione di Gianfranco Fini, ancora meno, nel suo radicalconservatorismo in versione francese (o messicana, tipo il Partito rivolucionario institutional: febbre suina permettendo).

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