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Bandiere rosse per la borghesia

16/06/2005

Se uno vuole conoscere la "cool Britannia" di Tony Blair può leggere "The Boy" di Andrea Romano (Mondadori), un’interpretazione molto politica del New Labour, oppure gli articoli e i saggi di Roberto Bertinetti, un’analisi più culturalista. Se si vuole esplorare a caldo il miracolo della Cina, va bene il nuovo libro di Federico Rampini, "Il secolo cinese. Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo". Ma se invece si vuole vedere la nuova Cina socialcapitalista, ecco la serie in cinque puntate "Buongiorno Cina. Storie del secolo cinese", realizzato per Movie Movie da Francesco Conversano e Nene Grignaffini (il mercoledì sera alle 23.30 su Raitre). Si vede una Pechino ultramoderna, con uno skyline di fantastici grattacieli post-novecenteschi, una metropoli che il grande balzo in avanti lo ha compiuto grazie all’economia di mercato. La puntata del 1° giugno era dedicata ai festeggiamenti dell’ottobre scorso per il cinquantacinquesimo anniversario della nascita della Repubblica popolare. Ciò che colpisce, per chi ha negli occhi la Cina omologata dal maoismo, è la folla che invade la capitale. Una moltitudine non diversa da quella delle grandi città occidentali: yuppies, giovani trendy, tranquilli borghesi, gente che viene dalle campagne. Lo choc aumenta ogni volta che il montaggio alterna scene di vita contemporanea, interviste agli scrittori e gli artisti, con sequenze che riportano al bianco e nero della Rivoluzione culturale. Vedendo il film, sembra di capire qualcosa in più della prodigiosa modernizzazione cinese. Si sente l’orgoglio nazionale e patriottico della gente comune, e perfino il ruolo del Partito comunista non sembra più così anacronistico. Forse per governare i grandi territori ci vogliono invenzioni politiche ad hoc. Il federalismo americano di Madison e Hamilton. O il pragmatismo imperiale di Deng Xiaoping. Ma può essere che i grandi imperi siano refrattari al potere politico; e la bellezza di questi film consiste proprio nel mostrare la braudeliana lentezza con cui si evolvono civiltà e imperi dell’Estremo Oriente, mentre le bandiere rosse sembrano un segnale estetico, più che un vessillo della nuova rivoluzione.

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