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Bar Sport Rai

06/07/2006

Ogni volta che un cittadino italiano non trova una partita del Mondiale sulla prima rete Rai, si chiede con irritazione per quale motivo deve poi pagare il canone. E vabbé, siamo qualunquisti fino in fondo: il canone serve tangenzialmente per dare la possibilità a qualche minchione furbacchione di farsi fare servizietti dalle squinzie. Ma se uno deve farsi una cultura calcistica (ogni quattro anni vogliamo vedere tutto, ogni partita maggiore, minore o infima) e deve ricorrere a Sky, la domanda fondamentalista e demagogica contro la Rai ha il suo rilievo. Perché a noi non importa nulla se la Rai mette su dei baracconi di speciali e di notturni sul Mondiale. Noi vogliamo vedere le partite. E intanto bisogna dire che di partite buone se ne sono viste poche. Molto spesso poi sono funestate da un commento continuo, un basso borbottante, da esclamazioni praticamente incomprensibili. Un rumore di fondo che favorisce il sonno, sicché ci si addormenta spesso. Un’eccezione non infelice sono alcuni commentatori che operano proprio per la Rai: uno è Sandro Mazzola, che pure si sente costretto a trarre conclusioni sull’andamento dei match dopo appena sei o sette minuti dal calcio d’avvio: ma Sandrino ama ancora il calcio; è moderato, non esagera, e quindi non dà fastidio (fra l’altro, molto apprezzabile la sua prefazione alla recentissima raccolta di scritti di Gianni Brera "Il Club del Giovedì", editore Aragno). L’altro è Fulvio Collovati, che riesce sempre a calarsi nel gioco, individuando errori e capacità tecniche. Il caso di migliore interpretazione tecnico-tattica di una partita è sembrato a molti il commento di Beppe Dossena ad Argentina-Messico. Dossena infatti ha spiegato con chiarezza che il Messico, dato per grande sfavorito, era messo in campo meglio dei campioni sudamericani; ha illustrato per quali motivi, in base al modulo di gioco, riusciva a creare superiorità numerica a centrocampo, ha individuato tutte le mosse tattiche decisive. Che poi alla fine, dopo i supplementari, abbia vinto la squadra di Crespo e Maxi Rodriguez dipende dal fatto che l’Argentina include un alto numero di fuoriclasse, mentre il Messico praticamente nessuno. Così è la vita. Ma così dovrebbe essere anche la tv quando fa vedere il calcio. Perché c’è un solo modo per raccontare bene il pallone, in questi tempi sgonfi: stare sulla tecnica, con poca enfasi, possibilmente con molti silenzi.

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