gli articoli L'Espresso/

Benemerito quel giullare

04/11/2005

Dove c’è il sovrano, ci sono i giullari. Chi è il sovrano in Italia? Silvio Berlusconi, obviously. Si alzino le note dell’inno, "God Save the King". E allora, perché diavolo il Re Cavaliere si è messo a fare l’elenco dei comici cattivi, spaventati e guerrieri? E vabbé, Sabina Guzzanti sarà cattiva, ha la perfidia dentro, ma è anche la figlioletta di Paolo Guzzanti, che dentro è buono, buonissimo, un babà. Se vuole dire cattiverie, lasciategliele dire. Corrado Guzzanti è meno cattivo, ma a noi piace di più, perché è un vero comico "slapstick", fisicità micidiale: ma ha sempre imitato e ridicolizzato destri e sinistri, Giulio Tremonti e Francesco Rutelli, Romano Prodi e Fausto Bertinotti. E allora, che vuole il Re Cavaliere? Ma è chiaro da tempo immemorabile: vuole solo essere amato, non nel senso di Giuliano, ma nel senso dell’Amore, ch’a nullo amato amar perdona. Amato nel senso di Sandro Bondi, amato nel senso di Fabrizio Cicchitto, di Schifani, di Alfano, di Vito, di tutti gli adoratori che gli sono caduti davanti in ginocchio folgorati dalla straordinaria umanità del Capo. Però, lo conceda il Re Cavaliere, un giullare è un giullare. Deve dire le cattiverie. Altrimenti non si diverte il re e non si diverte la corte. Piuttosto, non si è capito bene che cosa abbia voluto spiegare Dario Vergassola. Il partner di un’altra reproba, Serena Dandini. Innanzitutto, Vergassola è il satiro più brutto d’Italia, al punto che molti sospettano che sia satiro davvero, addirittura con il piede caprino. E Vergassola, che è colto e intelligente, e quindi per far ridere dice delle volgarità spaventose (ma con leggerezza), si è messo a spiegare il metodo che usa lui: cinque colpi a sinistra e cinque colpi a destra. Un equilibrio della satira. Addirittura una lottizzazione della satira. Ma andiamo, Vergassola. Non è una sua esclusiva. Lo si sapeva benissimo. Fanno tutti così. I comici dicono cose tremende sulla destra, perché è troppo di destra, e poi parlano male della sinistra perché è poco di sinistra. Risultato: noi abbiamo una satira di centro. E il centro del centro è Vergassola. Perché la satira deve fare incazzare quelli di destra, fare soffrire quelli di sinistra, e prendere un’audience generale. Solo che quelli di sinistra, come Vergassola, sono più acuti, e si preoccupano anche dell’altra metà del pubblico. Sono dei benemeriti. Cavaliere, altro che proscrizione, li proponga per un cavalierato.

Facebook Twitter Google Email Email