Quando le cose vanno male, la prima tentazione è quella resa celebre da Bertolt Brecht: se il popolo non condivide la linea del Partito comunista, si chiedono le dimissioni del popolo. Ma dopo la catastrofe del referendum sulla fecondazione assistita, sarebbe vano prendersela con l’Italia eterna e neghittosa, incapace di avvertire il fascino e di rispondere all’appello delle minoranze virtuose. È vero che con il risultato del 12-13 giugno viene seppellito l’istituto del referendum abrogativo, almeno come strumento istituzionale per forzare situazioni politiche altrimenti non scardinabili. Ed è anche vero che ha vinto un’Italia inerziale, da tempo insofferente delle mobilitazioni, indifferente, anche perché fisiologicamente vecchia, ai temi inerenti alla sfera della maternità e delle paternità. Ma questo dovrebbe anche indurre i promotori dei quattro referendum a una seria analisi sulla loro capacità di ascolto della società italiana. Che evidentemente non è composta di avanguardie metropolitane, ma è fatta anche dalla provincia profonda; e che non reagisce con la rapidità un po’ nevrotica e la vitalità effervescente degli abitanti delle città. Dunque, anziché gli esorcismi contro gli italiani brutti sporchi e cattivi, o contro i "nuovi indifferenti" che il berlusconismo ha fatto precipitare nel torpore civico, conviene prendere molto sul serio le ragioni di chi si è astenuto, e nello stesso tempo sarebbe utile riflettere anche sugli escamotage propagandistici con cui si è tentato di curvare il referendum in una specie di plebiscito sulla scienza e la modernità. Molti, come chi scrive, hanno votato quattro sì, sulla scia di un ragionamento il più possibile laico e liberale, con l’intenzione di colpire una legge irrigidita nelle proprie procedure, che sul fronte opposto la gerarchia cattolica considera una specie di male minore, una difficoltà in più frapposta ai bambini in provetta, e non il meglio possibile, dal momento che in linea di principio la Chiesa cattolica rifiuta tanto la fecondazione eterologa quanto la fecondazione omologa. Tuttavia c’era da restare infastiditi dalla mondanità con cui le argomentazioni contro la legge 40 sono state presentate pubblicamente, e dalle forzature propagandistiche con cui un voto sulla fecondazione artificiale è stato presentato come un pronunciamento sulla scientificità del mondo contemporaneo e soprattutto sulla prospettiva di aprire vie nuove alla cura delle malattie più temibili dell’età corrente: diabete, Alzheimer, Parkinson (e il cancro, che fine ha fatto? Non è più una malattia "sociale"? Non è curabile con le staminali dell’embrione?). Dopo di che, si tratterà di vedere quali saranno le conseguenze politiche di questo referendum disgraziato. Si dà il caso infatti che il quorum mancato attragga una quantità di vincitori, compreso l’ammiccante Silvio Berlusconi, che si è ben guardato dall’assumere qualsiasi orientamento esplicito e pubblico, ma lasciando capire che non era il caso che i referendari contassero su di lui. Ma il più vincitore di tutti è naturalmente chi ha gettato nell’arena caotica del centrosinistra la propria scelta astensionista. Cioè Francesco Rutelli, che prima ha liquidato la lista unitaria dell’Ulivo, mettendo di fatto in discussione la leadership di Romano Prodi, e poi ha scavato un solco profondo fra la Margherita e il resto dell’Unione. Si è trattato di un colpo doppio che ha spazzato via dall’orizzonte della politica italiana la prospettiva del "partito riformista", nonché la chance della Federazione ulivista come motore dell’Unione. D’ora in avanti sarà difficile anche solo prendere sul serio l’idea di un centrosinistra che prefiguri lo schema americano del partito democratico. Ha vinto l’idea cossighiana dell’alleanza contrattuale fra il centro e la sinistra, fra i cattolici eredi della sinistra Dc e i socialdemocratici eredi del Pci. Addio alle avventure, alle utopie, ai sogni. Manca soltanto che Silvio Berlusconi dichiari chiusa la sua esperienza politica, e che di conseguenza si rimescoli tutto, a destra e a sinistra. Dopo tutto il dibattito sull’embrione, ne avremmo due di embrioni: un embrione di neo-Dc e un embrione di post-Pci. Ottimo risultato: benvenuti a tutti nel realismo; e forse, benvenuti anche nel passato.
23/06/2005