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Bravi ma niente bis

08/05/2008

Si potrebbe formulare una legge dell’entropia dei telefilm. Che sostiene pressappoco quanto segue: a mano a mano che una fiction di successo va avanti, e magari raggiunge la seconda o la terza serie, il suo livello qualitativo cade, talvolta crolla, e comunque decresce il gradimento del pubblico (vedi lo spettacolare caso di "ER"). Qualcuno sosterrà che questa legge entropica è una legge col buco, dal momento che "Lost" è giunto alla quarta serie senza accusare la minima défaillance. E vabbé, ogni regola ha le sue eccezioni, e oltretutto all’autore di questa rubrica "Lost" non piace tanto, a dispetto dei flashback e dei decantati flashforward. Ma questi sono fatti privati, e quindi chissenefrega. Ma, tanto per dire, anche "Dr House" è peggiorato, ed è un caso da manuale. Peggiora perché per dare risalto al genio del medico più pazzo e cinico del mondo i casi diventano talmente complicati che spesso non lo capiscono del tutto neanche i medici (qualcuno scrive alle rubriche di salute dei quotidiani per avere delucidazioni). E poi c’è un degrado implicito in quanto aumenta l’attenzione verso i personaggi minori, che magari guadagnano spazio, ma talvolta non sono all’altezza: per esempio, l’oncologo Wilson a guardarlo bene ha lo sguardo fisso di uno che s’è bruciato il cervello con troppe birre. Sicché converrebbe non fare le seconde serie. Vediamo su Cult le meravigliose puntate di "Mad Men", telefilm dell’anno, quegli anni Sessanta americani così inquietanti e anticipatori del nostro Duemila, e speriamo che non sia già in cantiere il prosieguo. D’accordo che il marketing è il marketing: ma poi non lamentatevi se il pubblico non segue.

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