gli articoli L'Espresso/

Caccia agli indecisi

26/04/2001

Da mesi nel centrosinistra si sostiene che l’Ulivo può ancora farcela "recuperando l’area dell’astensione". Ora, è vero che i sondaggi continuano a segnalare che c’è un’ampia quota di elettorato ancora indecisa. Gli incerti sono all’incirca un terzo, e secondo il Cirm sfiorano il 40 per cento. Analisti come Nando Pagnoncelli dell’Abacus sottolineano che oggi l’elettore indeciso è indeciso veramente (non come all’epoca dello Scudo crociato, quando gli incerti erano in realtà cripto-democristiani timidi). Ma sono fondate le speranze uliviste? A leggere il saggio di Renato Mannheimer e Giacomo Sani pubblicato di recente dal Mulino ("La conquista degli astenuti") affiorano molti dubbi. L’area dell’astensione è mutevole e caratterizzata da motivazioni differenziate; ma sembra smentita l’idea che la sinistra sia più mobilitabile che non l’elettorato di destra. L’elettore astensionista si caratterizza in genere come un cittadino distante dalla politica, e il fenomeno del non voto come un aspetto "trasversale" agli schieramenti: «Anche in occasione delle ultime consultazioni, il fenomeno delle astensioni – perlomeno di quelle volontarie – non pare aver colpito nessuna forza politica in particolare». Quindi lo sforzo ulivista dovrebbe puntare non tanto ad alzare il numero di votanti, quanto ad aggredire l’area degli incerti. Poiché è dimostrato dalle curve statistiche che la decisione di voto tende ad approssimarsi sempre più alla data del voto (risultano cruciali gli ultimi 10-15 giorni di campagna), a questo punto Francesco Rutelli deve giocarsi il tutto per tutto. La Casa delle libertà si comporta come se la partita fosse già stata giocata e vinta, per accentuare l’ineluttabilità del successo e l’inutilità della rincorsa; l’Ulivo deve puntare ai minuti di recupero, sperando che alla fine il dio degli incerti dia una spintarella a sinistra.

Facebook Twitter Google Email Email